E il candidato superlaico si scusa per il suo atteggiamento poco laico. Mentre a Roma il suo nome si materializza sulle schede dei parlamentari grillini - e di qualche democratico - Stefano Rodotà è a Reggio Emilia, per intervenire alle Giornate della laicità. Ai cronisti che lo marcano stretto per una battuta, il giurista replica con un
no comment: «Mi scuso con i giornalisti, il mio rifiutarmi di parlare non è molto laico», dice sorridendo. «Non è molto laico l’atteggiamento di chi rifiuta il confronto – spiega – ma in questi giorni mi ritrovo a dover difendere non la mia vita privata, ma le mie scelte. Ho già detto quello che dovevo dire, è tutto nel comunicato stampa», insiste dribblando i cronisti. E a qualsiasi altra domanda risponde scuotendo la testa.Il giurista fautore dello "Stato agnostico" - ultima in ordine di tempo la sua proposta di vietare l’obiezione di coscienza ai medici non abortisti - arriva all’aula magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Titolo del suo intervento: «Il diritto di avere diritti». Argomento che gli offre l’occasione per esprimere la sua visione laicista e <+corsivo>tranchant <+tondo>sui valori non negoziabili: «In Italia c’è stata un distorsione non solo nello Stato ma nella società dove sono stati spezzati i limiti di opinione. Come religioso – ragiona per assurdo – posso ritenere che i miei siano valori non negoziabili: il problema è quando questi valori non sono sottoposti alla democrazia, quando non sono in discussione».Un esempio? Le dichiarazioni anticipate di trattamento, il cui disegno di legge dopo due letture s’è arenato in Parlamento per l’ostilità del Pd. «Questo periodo è stata una buona occasione per riflettere su varie cose – dice il giurista – come l’articolo 32 della Costituzione che dice che la legge non può in nessun caso violare il rispetto della persona umana. Il concetto chiave è che il legislatore deve fermarsi davanti alla persona». Qualsiasi decisione prenda, anche contro se stessa. Per qualcuno questa è laicità.