Sfidiamo Arturo Parisi con una domanda secca: ha ragione Matteo Renzi quando dice che D’Alema ha distrutto l’Ulivo? Per qualche secondo l’ex ministro ci guarda in silenzio. Poi ripete due parole: «Povero D’Alema». Una pausa leggera precede la spiegazione che già prende forma dietro quelle due prime parole venate di amara ironia: «Povero D’Alema costretto a tentare di rovesciare su Renzi quella che resta la sua principale indimenticabile responsabilità. Aver soffocato lo spirito dell’Ulivo». Parisi pesca nella memoria e l’atto accusa contro l’ex premier diessino prende forma parola dopo parola: «Diciotto anni non bastano a dimenticare che fu D’Alema a dire 'si sciolga l’Ulivo'...». Ancora una pausa leggera come se il professore volesse imprimere nuova forza alle sue parole: «... Era il 1998 e la morte dell’Ulivo era la precondizione che D’Alema condivise con Cossiga per poter varare il suo governo con la comune illusione di tornare prima dal centrosinistra al centro trattino sinistra e poi alla ricostruzione della tradizionale divisione tra la vecchia sinistra e il vecchio centro». Sfidiamo ancora l’ex ministro della Difesa che dell’Ulivo fu inventore e regista: allora non si meraviglia della dura reazione di Renzi? «No, nessuna meraviglia. D’Alema se l’è proprio cercata». Professore perché questo scontro sull’Ulivo? Perché nell’immaginario collettivo l’Ulivo resta un’esperienza positiva da rivendicare e da contendersi. E anche da riproporre? Anche da attualizzare? Renzi è figlio dell’Ulivo. La generazione che guida, quella dei nati dopo il 1975, è figlia dell’Ulivo. È la democrazia maggioritaria e bipolare la cultura politica nella quale sono nati. È il movimento per le riforme dei primi anni ’90 il clima nel quale sono cresciuti. Fu per l’Ulivo il primo voto che nel ’96 i più si trovarono ad esprimere. Ecco, questi sono i figli che abbiamo messo al mondo. Renzi è anche figlio delle primarie... Esatto, anche questo mi pare fuori discussione. Basta ripassarsi la storia di Renzi e considerare il ricambio della rappresentanza politica per avere un quadro chiaro: senza primarie la nuova generazione avrebbe segnato il passo davanti alla porta dei notabili e avrebbe subìto le decisioni dei capibastone. Eppure dentro il Pd Renzi sembra circondato più da seguaci che da gente capace di contendergli la leadership... È vero. Ma voglio fare una previsione: nel partito sono destinati a crescere quelli che, nonostante tutto, alzeranno la mano senza chiedere il permesso. Proprio facendo propria la 'lezione' di Renzi. Torniamo a D’Alema... Lei lo racconta privato del suo progetto futuro e schiacciato sulle sue azioni passate È così. Lo vedo costretto ad assistere alla realizzazione, grazie a mani a lui ostili e lontane, di quello che era stato il suo disegno politico: una sinistra che dilaga verso il centro rovesciando le sue politiche tradizionali e allargando le alleanze politiche con in pugno quella bandiera del socialismo europeo della quale credeva di essersi impadronito personalmente in esclusiva. Dall’altra inchiodato allo storico fallimento della sua pretesa di affidare la guida di questo processo non a quell’idea più grande e più nuova che fu chiamata Ulivo, ma ad un soggetto come il suo Pci-Pds-Ds, troppo vecchio per potersi intestare il futuro e troppo piccolo per poter contenere nelle sue mura non dico tutto il centrosinistra ma neanche la sola Sinistra. Perché Bersani e la minoranza si sono schierati al fianco dell’ex premier? Perché al suo fianco si sentono oggettivamente schierati. Ma come negare che mentre attorno a Renzi si è costituita una maggioranza nella quale diverse storie si sono mescolate in modo nuovo lo stesso non è accaduto per la minoranza a lui opposta? E come non riconoscere nella comune storia partitica dell’area guidata da Bersani e Speranza una delle cause principali che impediscono alla loro proposta di rivolgersi a tutto il partito, e quindi alla minoranza di aspirare a diventare maggioranza, e alla opposizione di farsi alternativa? È questo un ritardo del quale paga le conseguenze tutto il partito. Ma che cosa può succedere ora nel Pd? La frammentazione è sotto gli occhi di tutti. Frammentazione tra quelli che restano e quelli che escono. Frammentazione tra le diverse destinazioni di quelli già usciti. Ma dopo l’approvazione dell’Italicum che premia la lista vincente non vedo altra strada che aprire una competizione credibile dentro il partito. Fuori non c’è spazio che per la testimonianza e la nostalgia. Ma a chi tocca la prima mossa?Il cambiamento è più nelle mani della opposizione che di Renzi. Invece di chiedere a Renzi un congresso ridotto ad una semplice conta con l’esito scontato, credo che sia il momento di aprire un Congresso vero a partire da un confronto e da una sfida. Il 2017 è dietro l’angolo. Se qualcuno ha una proposta alternativa per l’Italia e non solo per il Pd, per tutto il Pd e non solo per una piccola area residuale, è il momento di alzare la mano e di cominciare a girare l’Italia per illustrarla. È la democrazia. A chi mi dice che la leadership di Renzi non è contendibile rispondo che chi dice così mi vuol solo dire che non intende contenderla. Guai se Renzi fosse lasciato da solo. Era questo che voleva dire quando paventava il rischio di una disgregazione definitiva delle opposizioni? Esattamente questo. Il rischio del rafforzamento della solitudine di Renzi in un partito diviso tra troppi che non hanno altra alternativa che dire sì e pochi ridotti a poter dire solo no. Renzi vincerà il referendum e poi si andrà al voto anticipato? Prima c’è un lungo cammino da fare e dopo pure. Ho sentito Speranza rinviare la scelta sul referendum condizionando il sì della minoranza al tipo di legge elettorale che sarà approvata per quel che riguarda l’elezione del Senato. Forse ho capito male. Perché davvero non vorrei che la scelta sul referendum fosse presa dopo il varo definitivo della riforma affidato al Referendum. Le immagini di Napoli quanto hanno danneggiato il Pd? E ora che cosa deve fare Bassolino?Anche a stare solo alle immagini, alle dichiarazioni, e alle decisioni già prese, il danno al partito è stato enorme. Come se ne esce? Annullando i seggi infangati e soprattutto punendo severamente quelli che li hanno infangati. Quanto a Bassolino penso che da questo momento potrebbe solo perdere. Dentro il Pd la sua battaglia l’ha già vinta. Grazie al confronto in campo aperto da lui imposto con le primarie a Napoli è tornato protagonista. Ma le primarie hanno un futuro? Mi dicano prima con che cosa nel caso pensano di riuscire a sostituirle. Sono proprio curioso. Questo è un cammino che una volta aperto può essere svuotato, ma difficilmente azzerato.
L'ex ministro della Difesa: fuori dal Pd c’è spazio solo per nostalgia e testimonianza. E le primarie non si toccano.
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