«Non vogliamo assolutamente aggiungere un "partito dei cattolici" a un quadro confuso. Ma certo a Todi dobbiamo pur cominciare a domandarci con quali strumenti le nostre idee, i nostri valori, le nostre proposte possono tornare incisivi nella società e nella politica italiana». Natale Forlani è il portavoce del Forum delle organizzazioni del lavoro che si richiamano alla Dottrina sociale della Chiesa (Cisl, Acli, Mcl, Compagnia delle Opere, Coldiretti, Confcooperative, Confartigianato) e che hanno promosso l’incontro di Todi dedicato alla "Buona politica per il bene comune"». E ci spiega: «L’appuntamento nasce da lontano, quando tre anni fa, preso atto che la diaspora sociale e politica dei cattolici comportava una scarsa incidenza dei nostri valori e obiettivi nelle decisioni politiche, abbiamo iniziato a costruire attraverso il Forum, un percorso di unità attorno ad alcune idee forti. Quelle raccolte nel Manifesto che ispira l’appuntamento di Todi». Ed ecco la determinazione a fare un passo successivo, per far sì che questo patrimonio di idee pesi e aggreghi anche politicamente. «A Todi abbiamo invitato rappresentanti della cultura, dell’economia, dell’associazionismo cattolico, che possono condividere il percorso e offrirci contributi preziosi. Successivamente, valuteremo con chi costruire un percorso». L’attenzione mediatica è però, oggi, tutta sul "nuovo partito cattolico". «Non è nostra intenzione - dice Forlani - costruire un simile soggetto. Non perché sia illegittimo, ma perché, nelle condizioni storiche attuali, non è riproponibile. Il nostro obiettivo è allargare il consenso nel mondo cattolico e ragionare sul modo di organizzarlo come domanda di cambiamento della politica». E cambiare la politica è qualcosa di «molto più complesso e ambizioso» che mirare a scomporre gli attuali poli. «Un ciclo si è chiuso, quello della II Repubblica. Che coincide con la figura di Berlusconi, ma che va ben oltre la sua figura. È finito il tempo della politica che si regge sulla intermediazione delle risorse pubbliche in espansione e sullo scambio tra voti e interessi, sulle promesse inattuabili, sull’idea che la Stato sia in grado di risolvere tutti i problemi. Lo Stato, oggi, deve ridurre in pochi anni il debito di almeno 500 miliardi...».Da questa situazione non se ne esce «con le rivendicazioni territoriali o con quelle di ceti sociali e politici. Ma recuperando coesione, solidarietà, unità nazionale e sussidiarietà. Cambiando gli stili di vita, revisionando i comportamenti, ridimensionando il peso dello Stato, e rivitalizzando la società». È qui, per il portavoce del Forum, che entrano in gioco i cattolici. Che «anche per il loro radicamento sociale, non possono sottrarsi dal dare il loro contributo». Le sfide concrete sono molte. Spiega Forlani: «Per fare solo un esempio, sviluppo e occupazione passano necessariamente attraverso un nuovo patto di solidarietà tra finanza, impresa e lavoro per utilizzare al meglio le risorse che abbiamo e attrarre nuovi investimenti. Si deve favorire chi intraprende, anche attraverso agevolazioni fiscali, la riduzione della burocrazia, la lotta alla criminalità. Nel mondo del lavoro abbiamo bisogno di relazioni industriali partecipative per favorire crescita economica, lavoro giovanile e femminile. E nel contempo far crescere dal basso reti di solidarietà per aiutare le persone in difficoltà, nel trovare lavoro, nell’affrontare i rischi di impoverimento. Mettiamo le famiglie in condizioni di sostenere la crescita dei figli e di acquistare servizi di cura e assistere gli anziani non autosufficienti. Ci vuole una rivoluzione antropologica, fondata sui valori della vita, della responsabilità, della solidarietà».Il discorso, inevitabilmente, scivola sui possibili compagni di viaggio. Forlani spiega: «Ho una certa difficoltà a individuare chi potrebbe accettare la nostra piattaforma. Oggi prevale ancora la tendenza a conservare le rendite di posizione nell’ambito del vecchio bipolarismo. A livello di persone, però, penso che potrebbero esserci molti e significativi esponenti che potrebbero condividere il nostro progetto. A condizione, però, di mettersi in gioco e di mettere in gioco le vecchie logiche».