La notizie è stata smentita, quasi subito dal Ministero degli Esetri. Per ora Meriam resta in carcere, e con lei il figlioletto Martin di 21 mesi e la piccola Maya appena nata. E continua l'attesa di papà Daniel, fuori dalla prigione.Sempre oggi il premier britannico, David Cameron, aveva telefonato al governo sudanese per chiedere la revoca della "barbarica" sentenza decisa da untribunale di Khartum. Meriam Ibrahim - che da mesi ha con sé in carcere il figlio di 21 mesi, Martin - martedì scorso ha partorito in catene all'interno della prigione una bimba, Maya. Meriam, 27 anni, è stata condannata a morte da un tribunale "shariaco" locale perché è cristiana nonostante il padre fosse musulmano (in realtà, il padre ha lasciato la famiglia quando Meriam era piccola e lei è stata cresciuta dalla madre cristiana nella sua fede). Il suo matrimonio cristiano del 2011 era stato considerato illegale e Meriam era stata condannata anche a 100 frustrate per adulterio.Non si ferma la mobilitazione internazionale, nella quale Avvenire si è mosso in prima linea. Importante e generosa, come in altre occasioni, la riposta dei nostri lettori. Alla nostra campagna #meriamdevevivere sono arrivate 65mila adesioni via mail (meriamdevevivere@avvenire.it) e 8.000 qui sul sito, mentre non si contano i messaggi su Twitter e le condivisioni su Facebook.
Il governo sudanese: presto libera. Ma l'avvocato, sentito da Avvenire, resta cauto: speriamo, ma per ora non ci sono novità. AIUTACI A SALVARLA scrivi qui sul sito o a meriamdevevivere@avvenire.it
© Riproduzione riservata