Sembra tenere la
tregua entrata in
vigore in Siria alle 19 di ieri (le 18 italiane), secondo quanto
concordato
da Stati Uniti e Russia. Come annunciato dall'esercito di
Damasco, la
tregua
resterà in vigore per sette giorni, ovvero fino al prossimo 19
settembre.Attuata
per consentire la consegna di aiuti umanitari alla
popolazione delle zone assediate compresa
Aleppo, la tregua non
riguarderà i jihadisti del
Daesh e i miliziani
legati ad
al-Qaeda del gruppo noto come
Fronte al-Nusra, che ora si fa chiamara
Jabhat Fateh al-Sham.
Se la tregua reggerà per sette giorni, come ci si auspica,
Mosca e
Washington inizieranno a lanciare attacchi coordinati contro Daesh e
Jabhat Fateh al-Sham. L
'Esercito libero siriano (Els)
si è detto pronto a "collaborare per la tregua", dicendosi comunque
preoccupato per il giovamento che il governo di
Damasco trarrà da
questa pausa di sette giorni dei combattimenti.
ANALISI Ecco tutte le incognite dell'intesa (Fabio Carminati)VOCI DA ALEPPO. È scarsa la fiducia che alcuni
abitanti di
Aleppo, città assediata dal 2012 nella Siria
settentrionale, ripongono nella tregua. Ogni volta che una cessazione delle ostilità viene annunciata,
raccontano all'agenzia di stampa Xinhua, i ribelli traggono vantaggio
dalla situazione per aumentare i propri uomini e prendere nuove armi.
Di conseguenza, fallisce qualsiasi tentativo di arrivare a una pace
duratura. "Sono contro la tregua - afferma
Ibrahim Khalil, 43
anni e padre di due figli - Ogni volta che c'è una tregua i ribelli si
ricompattano, ottengono armi e poi riprendono a colpire Aleppo. Ogni
volta che c'è una tregua, i civili sono quelli che ne pagano il
prezzo".
Per contro c'è chi, come
il commerciante Muhammad Burri, dice di "sperare che la tregua venga rispettata e credo che lo
sarà. È l'unico modo per uscire da questa violenza. Credo che andrà
bene e che la tregua metterà fine a questa strage".
CINQUE ANNI DI GUERRA. Dati ufficiali
Onu indicano che la guerra esplosa nel marzo del 2011 in Siria ha
causato la
morte di oltre 250mila persone e ne ha
costrette 4,8
milioni a lasciare il Paese. Ma il numero delle vittime, come ha fatto
trapelare lo stesso inviato Onu per la Siria
Staffan de Mistura, nella
realtà è molto più alto.
TENSIONE CON ISRAELE. È un giallo
l'abbattimento, rivendicato dall'esercito
siriano dopo un attacco alle sue posizioni, di un caccia e un drone
israeliani, il primo nella provincia meridionale di Quneitra, ai
confini con le alture del Golan occupato da Israele, il secondo a
ovest di Saassaa, nella provincia di Damasco. Israele ha subito
smentito, ma prima dell'annuncio di Damasco l'esercito aveva
confermato di aver bombardato posizioni delle Forze armate siriane
dopo la caduta di un razzo proveniente dal territorio siriano, nella
parte delle alture del Golan sotto il suo controllo. Un portavoce
dell'esercito ha poi sottolineato che probabilmente il razzo non è
stato lanciato intenzionalmente contro Israele, ma è una
"conseguenza del conflitto interno in Siria".
Incidenti del genere
sono abbastanza frequenti (è il quarto in nove giorni) e ogni volta
che si verificano Israele punta il dito contro Damasco,
indipendentemente dalla provenienza dei razzi.