Sono gli schiavi del terzo millennio. Ma nessuno sa effettivamente quanti siano: esistono solo delle stime. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro dell’Onu, in tutto il mondo sono 12,3 milioni; il doppio secondo un recente rapporto del Dipartimento di Stato americano. E tra loro quasi tre milioni sono vittime dirette della tratta: ostaggi di trafficanti che, in cambio del passaggio verso l’“Eldorado” dell’Occidente, di fatto li tengono in ostaggio per anni incassando interessi altissimi sulle rate per pagare il viaggio. Sono vittime della povertà, delle discriminazioni anche per fede, colpevoli spesso solo di essere “minoranza”. In tutto il Pianeta le legislazioni (almeno di principio ) combattono la schiavitù, ma di fatto il numero di questi “invisibili” è in crescita, soprattutto in questi tempi di crisi economica globale. Metà del totale degli schiavi è concentrato in Asia, una buona parte in Africa e America Latina; ma anche nel Medio Oriente e persino nella ricca Europa e negli Stati Uniti. Al loro fianco ci sono da tempo Organizzazioni non governative, enti religiosi, e agenzie delle Nazioni Unite. Si calcola però che l’assistenza e il successivo “riscatto” possano coprire non oltre un decimo dell’intero fenomeno.
TRATTA E LAVORO FORZATO: I VOLTI MODERNI DI UNA PRATICA ANTICAÈ vietata dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 e dalla Convenzione Onu del 1956. Eppure la schiavitù esiste tuttora. Certo, forme e modalità sono cambiate rispetto al passato. L’orrore è identico. Attualmente si riconoscono varie forme di “schiavitù moderna”. Quella per debito: le persone vengono indotte, a volte con l’inganno, a chiedere un prestito. In cambio, sono costretti a lavorare, in condizioni disumane. Non guadagnano, dunque, non potranno mai restituire il denaro chiesto. La schiavitù può anche assumere la forma del lavoro forzato, ovvero gruppi di cittadini costretti con la violenza a svolgere determinate mansioni da regimi o bande armate. Schiavi sono pure i minori costretti dalla miseria ad accettare occupazioni malpagate. O gli esseri umani – donne, uomini, bimbi – vittime di tratta: venduti e comprati come mercie spesso sono obbligati a prostituirsi dai “padroni”.