Ancora una volta sono i più innocenti a pagare il prezzo in Nigeria. Oltre cento studentesse sono state rapite lunedì sera in un liceo femminile federale di Chibok, cittadina a circa 140 chilometri da Maiduguri, capitale dello Stato federale nord-orientale del Borno. Le autorità sono quasi certe che siano i qaedisti di Boko Haram i responsabili del sequestro. «Un gruppo di uomini pesantemente armati è entrato nel “Government girls secondary school” verso le 22 di lunedì dopo aver occupato parte di Chibok», ha affermato Michael Olugbode, reporter del quotidiano locale
This Day: «Hanno sparato, ucciso due guardie di sicurezza e distrutto tutto nell’ostello della scuola prima di ordinare alle ragazze di salire su i loro camion: alcune ragazze sono però riuscite a saltare giù dai camion e a mettersi in salvo». Il liceo femminile ospita 250 studentesse che ieri avrebbero dovuto iniziare gli esami di fine anno. Alcuni testimoni hanno detto che, proprio per questa ragione, l’amministrazione locale avrebbe richiesto il dispiegamento di un contingente militare per proteggere la cittadina. Ma i militanti islamici sono riusciti ad agire, nonostante il pattugliamento da parte dell’esercito. «Prima di andarsene hanno raccolto diverse provviste della nostra comunità», ha confermato ieri Amos Ahmadu, un abitante di Chibok. Non è la prima volta che i membri della setta nigeriana prendono di mira una scuola. Boko Haram, che nella lingua locale hausa significa «l’educazione occidentale è peccato», aveva ucciso a febbraio 29 studenti tra gli 11 e i 18 anni nel Federal Government College di Buni Yadi, nello Stato settentrionale di Yobe. La stessa cosa era successa lo scorso settembre sempre a Yobe, dove le vittime in un collegio cattolico erano state 40. «Boko Haram sta dimostrando di potere colpire come e dove vuole», sostengono gli analisti dopo l’attentato di lunedì mattina nella stazione di bus Nyana Motor Park, 8 chilometri a sud della capitale nigeriana, Abuja. Il raid ha provocato 75 morti e almeno 124 feriti. Ma la strategia sta cambiando e nel mirino, dopo la prova di forza nella capitale, c’è ora anche l’economia di un Paese che da una settimana è di fatto la prima potenza del continente africano, superando il primato del Sudafrica.«Abbiamo dispiegato oltre 6mila agenti per proteggere Abuja e i suoi cittadini – recitava ieri un comunicato del ministero dell’Interno nigeriano che si prepara a ospitare il Forum economico mondiale dal 7 maggio –: per il “Davos africano” allestiremo la più grande operazione di sicurezza mai adottata», ha detto. I membri del gruppo terrorista, con l’appoggio di molti militanti qaedisti stranieri che operano in altri Paesi saheliani come il Mali e il Niger, hanno giurato di imporre la legge coranica in tutta la Nigeria. Sono salite a più di 1.500 le vittime, solo quest’anno, nei tre Stati del nord-est dove il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, ha lanciato dieci mesi fa un’offensiva militare per neutralizzare il radicalismo islamico. «Supereremo anche questa fase – ha detto Jonathan parlando dal luogo dell’attentato di lunedì mattina – Boko Haram è solo un fenomeno temporaneo, residuale».