Sono oltre 100 gli abitanti del villaggio di Izghe, nel nordest della Nigeria, uccisi domenica da uomini armati che si ritiene appartengano al gruppo di integralisti islamici di Boko Haram. Lo ha detto un senatore di quella regione, precisando che i morti sono 106, tra cui una donna anziana. "Una situazione drammatica di terribile e orribile violenza che colpisce tantissimi innocenti tra cui molti cristiani". Così padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha commentato le notizie delle nuove stragi in Nigeria. "Preghiamo - ha concluso - per le vittime e speriamo che i responsabili trovino le vie per fermare tanta assurda violenza".I testimoni della strage hanno raccontato che gli assalitori sono arrivati di sera a bordo di camion e moto, travestiti da militari. Hanno costretto gli uomini a radunarsi in un'area del villaggio e li hanno massacrati a colpi d'arma da fuoco e con coltelli e machete, al grido di "Allah è grande". Poi hanno setacciato le abitazioni alla ricerca di chi si era nascosto, hanno saccheggiato magazzini e depositi di generi alimentari e sono fuggiti nella boscaglia. Tra le vittime del massacro anche musulmani moderati.Nessuna resistenza, nemmeno un poliziotto o un soldato nel villaggio, nonostante gli ultimi giorni siano stati scanditi da eccidi e decine di morti in tutta l'area. E nonostante la "'guerra" dichiarata dal presidente cristiano Goodluck Jonathan a Boko Haram e la costituzione di milizie armate di autodifesa, formate anche da musulmani moderati, da affiancare alle forze di sicurezza. Secondo alcune fonti, il massacro è stata la reazione a una serie di bombardamenti aerei da parte delle forze nigeriane contro postazioni degli estremisti islamici non lontano da Izghe, verso il confine con il Camerun. Ad arginare la "guerra santa" non è servito neppure il siluramento, a metà gennaio, di tutti i vertici militari, sostituiti dal presidente nigeriano perché incapaci di fermare la furia di Boko Haram contro la minoranza cristiana del nord-est. L'offensiva lanciata in maggio per riportare sotto controllo gli Stati di Borno, Adamawa e Yobe, tutti e tre in stato di emergenza, non dà risultati.La dinamica dell'ultimo massacro, 4 giorni fa, che aveva provocato una quarantina di morti, era stata simile. E il 27 gennaio la violenza integralista si era abbattuta su una chiesa - più di venti morti - e contro un altro villaggio, sempre nel nord-est. Ancora ieri, centinaia di abitanti della città di Bama, attaccata a più riprese, sono scappati verso Maiduguri per paura di un ennesimo raid. Ad essi si sono aggiunti oggi i fuggiaschi di Izghe, che attraversano a piedi la boscaglia rischiando un nuovo massacro.“L’ultimo massacro avvenuto nel nord della Nigeria non mi sorprende più, perché Boko Haram segue uno schema regolare, volto a terrorizzare la popolazione”, ha detto all’Agenzia Fides monsignor
Ignatius Ayau Kaigama, Arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza Episcopale Nigeriana.
“Purtroppo le autorità finora hanno fallito nell’adempiere al loro compito di assicurare pace e sicurezza ai nigeriani in ogni area del Paese” afferma Mons. Kaigama. “Nonostante gli sforzi profusi e le ingenti risorse investite per combattere questi gruppi di fanatici, i responsabili politici e militari nigeriani non sono ancora riusciti a venire a capo del problema”.
L’Arcivescovo di Jos ritiene che “occorre andare alla radice del fenomeno”. “Penso che ci siano gruppi esterni alla Nigeria che offrono un’assistenza sofisticata alle formazioni radicali nigeriane, oppure che ci siano, all’interno della Nigeria stessa, delle simpatie per questi gruppi, magari persino da parte di alcune persone che rendono possibile la continuazione di questi attacchi, passando informazioni o in altra maniera” conclude Mons. Kaigama.