L'analisi del Dna non lascia dubbi: i
resti umani carbonizzati rinvenuti in una discarica a Cocula,
stato del Guerrero nel sud del Messico, appartengono a Alexander
Mora Venancio, uno dei 43 studenti messicani scomparsi il 26
settembre a Iguala che, secondo le testimonianze, sono stati
rapiti dalla polizia locale e consegnati ai narcotrafficanti del
gruppo Guerreros Unidos che li hanno massacrati.
La notizia è arrivata dall'università di Innsbruck, dove i
resti erano stati inviati il 12 novembre per l'identificazione.
È la prima conferma della morte di uno degli allievi dalla
scuola Normale rurale di Ayotzinapa, finora considerati
formalmente "desaparecidos". Ed è di fatto il primo passo verso
la conferma di una delle peggiori stragi della storia recente
del Messico.I genitori dei ragazzi, tramite il portavoce Felipe
de la Cruz, hanno riaffermato la determinazione di arrivare alla
verità. "Vogliamo ritrovare i 42 che mancano", ha detto de la
Cruz. "Il seme è gettato - ha aggiunto - e il popolo del
Guerrero è sul piede di guerra fino a quando i colpevoli non
saranno puniti".Disperazione, rabbia, voglia di giustizia: dalla fine di
settembre il Messico è scosso da manifestazioni e proteste che
fanno tremare il governo federale e il presidente Enrique Pena
Nieto, accusato anche di non aver accettato che l'inchiesta
giudiziaria sia seguita dalla Corte Interamericana dei Diritti
Umani. Pena Nieto rischia sempre più la poltrona per una vicenda
che Amnesty International ha definito un "crimine di stato". E
certo non fa bene all'immagine del presidente l'ondata di
critiche che lo ha sommerso in più di un'occasione per il lusso
nel quale vive con la moglie, Angelica Rivera Hurtado, ex star
delle telenovelas e proprietaria tra l'altro - si è scoperto
qualche settimana fa - di una residenza da 7 milioni di dollari
in una delle zone più ambite di Città del Messico, che la stampa
ha soprannominato "La Casa Bianca", a causa del suo arredamento
minimalista chic.
Nel tentativo di recuperare credibilità Pena Nieto ha
annunciato un piano che prevede l'abolizione delle polizie
municipali, accusate di collusione con le gang del
narcotraffico, e la loro sostituzione con corpi di sicurezza
statali e nazionali.Secondo le autorità federali, i mandanti
del rapimento e dell'uccisione degli studenti sono l'ex sindaco
di Iguala, José Luis Abarca, e sua moglie, Maria de Los Angeles
Pineda, sorella di tre noti trafficanti di droga, ora in
carcere.
Gli studenti erano arrivati a Iguala per organizzare una
commemorazione del massacro di Tlatelolco del 2 ottobre 1968 nel
quale oltre 300 studenti vennero uccisi a pochi giorni dalla
cerimonia d'inaugurazione delle Olimpiadi di Città del Messico.
Tre sicari dei Guerrero Unidos hanno confessato i particolari
raccapriccianti dell'esecuzione: i 43 studenti sono stati uccisi
nella discarica con un colpo di pistola alla testa e i corpi
sono stati bruciati, alcuni mentre erano ancora vivi, per
eliminare ogni traccia della strage.