Chi ha lanciato l'allarme. L'allarme per Madaya era stato lanciato dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, espressione dei ribelli al regime, con sede a Londra. Il direttore dell'Osservatorio di fatto opera da solo, tramite sito web, rilanciando le informazioni che gli arrivano direttamente dalle fonti in territorio siriano. In questo caso, a lanciare il grido "Madaya sta morendo di fame, i bambini mangiano foglie" era stata l'organizzazione Syrian Revolution Network che sulla sua pagina Facebook pubblicava il 5 gennaio quelle immagini scioccanti che hanno fatto il giro del mondo. Ragazzini ridotti a scheletri, bambini denutriti, anziani morenti. Una di queste (l'unica pubblicata da Avvenire) è stata rilanciata come "verificata" dall'Ansa che cita l'agenzia Ap.
«Immagini già viste». Stando però a quanto affermano diversi utenti Twitter, si tratterebbe di immagini già viste sui media nei mesi scorsi, sempre provenienti dalla Siria. Foto autentiche, certo, ma non attribuibili alla situazione a Madaya. Alcune risalirebbero addirittura al gennaio 2014 e sarebbero state scattate nel campo palestinese di Yarmuk, alle porte di Damasco, dove allora si consumò il dramma della morte per fame.
Msf: 9 morti per fame. Non tutto falso, certo. Prova ne sia l'invio degli aiuti da parte della Croce Rossa (un precedente invio era stato consegnato il 18 ottobre scorso). E la denuncia di Medici Senza Frontiere, sempre su Twitter, il 10 gennaio, della morte per fame di 5 persone (un bambino di 9 anni e quattro uomini sopra i 45) e della malnutrizione grave di altre 200 persone.
La guerra delle opposte propagande. L'emergenza esiste. Ma è stata probabilmente utilizzata in una guerra di propaganda che mira a fare terra bruciata attorno all'avversario. È nell'interesse degli antigovernativi additare, davanti al mondo, Assad come colui che letteralmente affama il suo popolo. D'altra parte, i tweet della stampa di regime e alleata (a partire da quelli dell'agenzia iraniana Fars) accusano i "terroristi" (guai a chiamarli "ribelli") di tenere in ostaggio la popolazione finendo per causarne la morte per inedia.
Riso a 250 dollari al chilo. A questo va aggiunto il mercato nero, presente in ogni guerra. Pochi si accaparrano il cibo disponibile, riuscendo spesso ad allungare le mani sugli aiuti internazionali, e lo rivendono a carissimo prezzo. A Madaya si parla di 250 dollari per un chilo di riso. Non tutti li hanno.
Lo scacchiere e le pedine. In questo quadro, le popolazioni assediate diventano pedine sullo scacchiere di un conflitto interno che si combatte anche all'estero, su media e i social network, e che vede coinvolti attori stranieri di prim'ordine, a partire da Teheran e Mosca.
In quest'ottica di mosse scacchistiche, un accordo tra Croce Rossa e Damasco ha decretato che in contemporanea ai convogli che entravano a Madaya, cittadina a maggioranza sunnita vicino al confine con il Libano, aiuti simili entrassero in due villaggi sciiti 250 chilometri più a nord, Fuaa e Kafraya nella provincia di Idlib, assediati dai ribelli sunniti.
Si tratta, nelle tre cittadine, di dare sollievo a qualche decina di migliaia di civili sotto assedio. Secondo stime Onu, in Siria sono almeno 400.000 i civili che sopravvivono in zone assediate.