Due italiani morti in Libia. La notizia arriva dalla Farnesina che in una nota spiega che potrebbe trattarsi di due dei quattro ostaggi rapiti a luglio. "Relativamente alla diffusione di
alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di
Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali, la
Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza
della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei
quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni
Bonatti, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano
e Salvatore Failla. Al riguardo la Farnesina ha già informato i
familiari. Sono in corso verifiche rese difficili, come detto,
dalla non disponibilità dei corpi".
Inoltre il ministro degli Esteri,
Paolo Gentiloni,
riferirà all'aula della Camera il prossimo 9 marzo alle 16 sulla situazione in Libia, dalla vicenda dei rapiti al possibile coinvolgimento italiano sul campo. Lo ha annunciato
all'assemblea di Montecitorio il vicepresidente Simone Baldelli.
Il raid delle milizie libiche
Sabratha, che si trova nella parte occidentale del Paese
nordafricano, è da giorni teatro di scontri tra gli uomini del
Califfato nero e milizie locali. Nella serata di ieri, le forze di sicurezza libiche hanno condotto un raid contro i jihadisti. Le immagini pubblicate mostrano che è stato attaccato un convoglio dei jihadisti
in fuga da Sabratha direzione Sud. A bordo di due auto, (una
Toyota e un pickup Tundra) c'erano anche i due italiani.
La sparatoria ha avuto luogo nei pressi della località di Jazira
al Duran, sotto Surman, ovvero una quindicina di chilometri a Sud
di Sabratha. Secondo il Sabratha Media Center, le forze libiche
hanno "catturato e ucciso svariati jihadisti". Le persone uccise
sarebbero invece 14, tra queste i due italiani scambiati in un
primo momento per "Foreign Fighters", oltre a 4 tunisini, 2
algerini e 3 marocchini. Catturati un combattente siriano,
dei tunisini, oltre a una donna tunisina. Mentre un portavoce del
Consiglio militare di Sabratha ha fornito un bilancio di sette
jihadisti uccisi e di tre sospetti fuggiti.
Un testimone libico, rientrato a Tunisi da Sabrata, riferisce che i due ostaggi italiani
"sono stati usati come scudi umani" dai jihadisti del Daesh. Sarebbero stati uccisi durante un trasferimento, alla periferia di Sabrata. Il convoglio sul quale si trovavano, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, sarebbe stato attaccato dalle forze di sicurezza libiche e tutti i passeggeri sono morti. Le salme sarebbero state recuperate poi dai miliziani. "All'inizio della riunione del Consiglio dei ministri siamo stati informati dalla Farnesina. Sono in corso le verifiche". Così risponde il ministro Graziano Delrio a chi lo interpella, a margine del Cdm, sulla notiziadell'uccisione di due italiani in Libia. "Alle 14.30 il sottosegretario Minniti riferirà al Copasir, in quella sede sarà data ogni informazione", aggiunge.
Fino alle informazioni filtrate pochi giorni fa non si trovavano in mano a militanti Daesh i quattro operai della Bonatti rapiti in Libia. Prelevati sette mesi fa da un gruppo armato nei pressi del compound di Mellitah, non è escluso che siano passati di mano nel caos di milizie che imperversa in territorio libico. L'intelligence si è messa subito al lavoro muovendo le sue antenne in Libia per arrivare a stabilire un punto di contatto con i sequestratori. Ma nel corso di lunghi mesi di trattative e ricerca del canale giusto si sono seguite a volte false piste e buchi nell'acqua. Nei mesi scorsi è circolata, senza conferme, la voce che i rapitori avessero contattato le famiglie degli ostaggi chiedendo alcune condizioni per la loro liberazione.
Salvatore Failla, orginario di Carlentini,
in provincia di Siracusa. Da 3 anni si trovava in
Libia per lavoro. Rispondendo sul suo profilo Facebook ad un
amico che gli chiedeva se non fosse impaurito a stare in Libia scriveva: “qualche
scontro c’è stato, ma dopo 3 anni ci ho fatto il callo”. Sui motivi che lo spingevano a restare nel Paese africano l’uomo, padre
di due ragazze di 22 e 12 anni scriveva: “il lavoro me lo
faccio piacere per forza, la famiglia bisogna pure camparla e mi dà modo di
togliermi qualche sfizio“.
Fausto Piano, 61 anni, originario di Capoterra in provincia di Cagliari. Sposato, lavora per la Bonatti di Parma da quasi 25 anni, dal 1991. Tornato recentemente in Libia era stato rapito insieme ai tre colleghi.
In quanto agli altri due italiani rapiti insieme alle due presunte vittime, Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, sono vivi. Lo ha riferito, a quanto si apprende, il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti nella riunione del Copasir che si è tenuta questo pomeriggio a San Macuto dopo la notizia dei due italiani uccisi a Sabrata.
"Ci sono voci a Sabrata" secondo le
quali "sarebbero tenuti altrove da Abdullah Dabbashi, comandante
dell'Is nella città". È quanto scrive il sito del Libya Herald. Che aggiunge
che, mentre alcune fonti sostengono che i quattro
italiani siano stati rapiti "per un riscatto" e che "negoziati erano
in corso per il loro rilascio", altre fonti sostengono invece che
"erano fin dall'inizio in mano a simpatizzanti del Daesh".
Angoscia a Monterosso per Pollicardo
"Siamo tutti in
trepidante attesa, ma non abbiamo notizie. Certo é che quanto
accaduto aggiunge ancora più angoscia a questa storia che va
avanti da troppi mesi. Possiamo solo sperare che vada tutto per
il meglio". Cosi Emiliana Cavallo, vicesindaco di Monterosso,
sulla vicenda dei due lavoratori della Bonatti di Parma uccisi
la notte scorsa. Tra gli operatori che erano stati rapiti lo
scorso luglio c'era anche il monterossino Gino Pollicardo.
"Tutta la comunità di Monterosso é vicina alla famiglia
Pollicardo, vorremmo sapere anche noi qualcosa di più ma nessuno
ci informa", spiega il vicesindaco.