mercoledì 19 ottobre 2016
I campi profughi oltreconfine sono al collasso. Si teme che anche i jihadisti possano passare. L'appello del patriarca Sako: iracheni, è l'ora della riconciliazione.
La vera battaglia (Riccardo Redaelli)
Mosul, migliaia in fuga verso la Siria
COMMENTA E CONDIVIDI

È giunta al terzo giorno l'offensiva curdo-irachena, supportata da milizie volontarie sciite e dai raid della coalizione a guida Usa, che punta a riconquistare la città di Mosul, capoluogo della provincia di Ninive e da oltre due anni roccaforte del Daesh in Iraq. Nell'attacco sono coinvolti circa 60mila soldati, tra regolari e delle milizie sciite, e 30mila peshmerga curdi. LIBERATE CITTA' CRISTIANE. L'esercito regolare ha liberato finora un'area di 352 chilometri quadrati che si estende a sud di Mosul. Nell'ultima giornata ha preso il controllo della parte meridionale di al-Hamdaniya, 27 chilometri a est di Mosul, il più antico centro cristiano della provincia di Ninive. Da due giorni la bandiera irachena sventola sul Palazzo del governo locale. Secondo la tv irachena Al Sumariya qui il Daesh ha lasciato sul campo 25 morti. Prima dell'arrivo dei jihadisti, ad al-Hamdaniya l'80% della popolazione era cristiana. Lo stesso vale per numerose cittadine della Piana di Ninive, tra cui Qaraqosh, liberate nei primi due giorni dell'offensiva. Le truppe irachene avanzano lungo la direttrice meridionale, mentre i peshmerga curdi attaccano prevalentemente da est.

Sfollati dall'area di Mosul arrivati a Erbil, Kurdistan iracheno (Lapresse)
MIGLIAIA IN FUGA VERSO LA SIRIA. Secondo Save the children, migliaia di profughi iracheni, in fuga dall'offensiva su Mosul, stanno raggiungendo un campo rifugiati nel nord-est della Siria, in una zona già martoriata da guerra e violenze. Il campo è ormai sovraffollato e le condizioni igieniche e sanitarie sono al limite del collasso. Mosul contava un milione e mezzo di abitanti, l'Onu stima che 200.000 persone siano costrette a fuggire nelle prossime settimane. Lo scenario più pessimistico dell'Onu evoca un milione di sfollati, con circa 700.000 persone in cerca di un alloggio di emergenza. Per l'Unicef sarebbero 500mila i bambini a rischio.
ANALISI Mosul, la battaglia che ridisegnerà l'Iraq di Camille Eid (18/10) A MOSUL 6.000 JIHADISTI.Il capo delle forze speciali irachene, generale Talib Shaghati, stima che siano circa seimila i jihadisti del Daesh trincerati nella città di Mosul. "Le informazioni di intelligence indicano che ci sono 5.000-6.000 combattenti del Daesh", ha detto in una conferenza stampa a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Stando a fonti locali contattate da AsiaNews, fra i semplici combattenti di Daesh si respira nervosismo. La paura è cresciuta ieri con l’arrivo di molti combattenti fuggiti da al-Hamdaniya. Le fonti di AsiaNews mormorano che i combattenti di Daesh fuggiranno verso la Siria, in direzione di Raqqa e di Deir Ez Zor, transitando per zone controllate dall’esercito turco in Iraq.

Peshmerga scoprono un tunnel del Daesh a Bartila, est di Mosul (Lapresse)«DUE MESI PER LIBERARE MOSUL». La stima è del comandante peshmerga Sirwan Barzani, intervistato dalla Cnn: due settimane per raggiungere Mosul e due mesi per riconquistare la città. Sempre che le condizioni atmosferiche, con eventuale maltempo, non giochino a favore dei jihadisti.
Mosul, la vera battaglia è contro il settarismo di Riccardo Redaelli (20/10)L'APPELLO DEL PATRIARCA SAKO. In una lettera inviata all'agenzia AsiaNews, Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei e presidente della Conferenza episcopale irachena, rivolge un appello a tutti gli iracheni affinché abbandonino le divisioni e mettano "il bene comune del Paese e di tutti gli iracheni prima e al di sopra di ogni altra cosa". "In queste attuali circostanze - si legge nel messaggio del Patriarca - la situazione richiede a tutti gli abitanti di Mosul, e ciò vale per tutti gli iracheni, di affrontare una responsabilità storica, nazionale e morale per la costruzione di relazioni interne ed esterne bilanciate ed equilibrate. Dobbiamo evitare di scambiarci accuse e di incolparci. Dobbiamo mettere la parola fine a tutte le dispute; mettere un freno agli egoismi e agli interessi personali e di una parte". "Così facendo, saremo in grado - prosegue Sako - di spianare il cammino verso una reale riconciliazione comunitaria, all’insegna dell’amore, della pace e della liberazione di tutte le terre occupate. In questo modo, tutti noi iracheni, possiamo recuperare un po’ di fiducia e di speranza per una soluzione rapida del nostro annoso dilemma, istituendo una democrazia civile e genuina, rispettosa di tutti in modo pacifico e civile". "Questo è il solo e unico modo per una piena ripresa del nostro Paese", conclude.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: