sabato 5 gennaio 2013
Pubblicati 2.500 profili di condannati. Altre proteste a Delhi. Le aggressioni sembrano moltiplicarsi, ma forse è per la maggiore attenzione dei media e una diversa disponibilità della polizia ad accogliere le denunce Il governo si attiva per misure di legge più severe.
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​Le autorità indiane hanno deciso di mettere in atto il discusso provvedimento di rendere pubblici nomi e indirizzi degli stupratori condannati negli ultimi dieci anni. Ha iniziato lo Stato settentrionale di Haryana, alle porte di New Delhi, che ha pubblicato online i profili di 2.500 violentatori. Il tutto sulla scorta delle proteste nel Paese dopo lo stupro, il 16 dicembre a Delhi, che ha portato alla morte della studentessa 23enne, il cui nome non è stato reso noto, ma che è stata soprannominata “Nirbhaya” (coraggiosa). Ha subito una violenza atroce, Nirbhaya. Una violenza che è stata descritta ieri dal suo ragazzo: il 28enne che era con lei sul bus quando sei uomini, incluso l’autista, l’hanno massacrata. «La crudeltà a cui ho assistito non si dovrebbe mai vedere – ha detto il giovane chiedendo che il suo nome non venga rivelato –. Ho cercato prima di fermarli, poi li ho supplicati di lasciarla stare». Il ragazzo ha però anche denunciato come i passanti abbiano evitato di soccorrerli quando sono stati buttati giù dal bus, dopo le violenze. «Lei è rimasta lì, per più di un’ora, nuda sulla strada. Alcuni passanti ci hanno visti, ma nessuno ci ha dato una giacca o qualcosa per coprirla». Quanto ai soccorsi: «Ci sono stati molti ritardi», ha detto il giovane. Come comunicato ieri dal pubblico ministero Rajiv Mohan, il test del Dna ha confermato le prove a carico di cinque dei sei sospettati per la violenza di gruppo. Il quintetto è stato incriminato per rapimento, stupro e omicidio. Un sesto personaggio, che al momento risulta minorenne ma su cui sono in corso analisi delle ossa per stabilire la vera età, è indagato. Al momento, tuttavia, il tragico episodio di Delhi e la mobilitazione popolare contro la violenza sessuale non hanno fermato le aggressioni, che anzi sembrano essersi moltiplicate negli ultimi giorni, soprattutto per la maggiore attenzione dei mass media e una diversa disponibilità della polizia ad accogliere le denunce. Anche ieri si sono moltiplicate le manifestazioni a ricordo della giovane di Delhi. Seicento chitarristi hanno dedicato alla ragazza la canzone «Imagine» di John Lennon durante il festival musicale di Darjeeling; mentre decine di uomini si sono fatti rasare la testa pubblicamente nella piazza antistante il Parlamento di Delhi per protestare contro le continue violenze sulle donne. Intanto, la politica ha avviato il dibattito sulla revisione della legge. «Le violenze contro le donne sono inaccettabili e verranno contrastate con il pugno di ferro», ha comunicato il ministro dell’Interno Sushil Kumar Shinde intervenendo a una riunione con i vertici della polizia di tutti gli Stati indiani per discutere le misure preventive e per un inasprimento delle pene, reclamato a gran voce dalle imponenti manifestazioni pubbliche e anche da congiunti di Nirbhaya.
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