Demolire il più' antico monastero
del mondo, quello di Santa Caterina, innalzato 15 secoli fa
dall'imperatore Giustiniano nel cuore del Sinai meridionale, e
dal 2000 patrimonio dell'Unesco. È la richiesta, destinata a
sollevare proteste e sdegno non solo tra i fedeli cristiani,
avanzata da un generale della riserva dell'esercito egiziano,
Ahmed Ragai Attiya, che - sullo sfondo della nuova stretta
imposta dai militari al Paese - bolla come fantomatica "minaccia
alla sicurezza nazionale dell'Egitto" per la semplice presenza
nel complesso di 25 "stranieri": i monaci greci che vi abitano.L'ex alto militare ha denunciato i religiosi di fronte al
tribunale amministrativo di Ismailiya, accusandoli anche di aver
"rubato suoli circostanti" e di "nascondere" che le fondamenta
del monastero sorgerebbero sul "pozzo di Mosè" (la sorgente che
secondo la tradizione biblica dissetò gli ebrei in fuga dal
faraone), oltre che di aver costruito presunte celle monastiche
abusive ed altri edifici che non esistevano nel complesso fatto
edificare nel sesto secolo.Per accertare l'effettivo valore
storico del monastero e la veridicità dell'accusa riguardante
il "pozzo di Mose" (profeta venerato anche dall'Islam) il
tribunale ha nominato un gruppo di esperti: sospendendo per ora
qualsiasi decisione sul ricorso, ma senza chiudere il caso.La storiografia cristiana fa risalire le prime tracce del
monastero a ben diciassette secoli fa, quando nel 328 circa,
l'imperatrice Elena, madre di Costantino, fece costruire lì una
cappella votiva, vicino al Roveto Ardente, dove Mosè - secondo
la tradizione - parlò con Dio.Il sito si trova ai piedi del monte
Horeb (Monte Sinai), sulla cima del quale lo stesso Mosè - narra
la Bibbia - ricevette da Dio le tavole dei Dieci Comandamenti.
Nel luogo della cappella l'imperatore Giustiniano fece erigere
nel VI secolo il monastero, con alte mura di cinta, che
comprende anche una ricchissima biblioteca, custode di centinaia
di manoscritti antichi. Testi, oggi in via di digitalizzazione,
che comprendono papiri di grande valore, inclusa una copia della
prima Bibbia, e rendono la biblioteca seconda per importanza per
la cristianità solo a quella vaticana.
Il complesso
ospita anche una moschea - mai aperta al culto perché costruita
con un orientamento sbagliato, non in direzione della Mecca - a
testimoniare la convivenza pacifica di cristiani e musulmani,
sancita in un manoscritto firmato dal profeta Maometto,
conservato nella biblioteca.Tra le accuse rivolte ai monaci ortodossi - che nel 2000
ricevettero la visita di Giovanni Paolo II - è anche quella di
aver innalzato in circostanze particolari la bandiera greca. Già
in febbraio l'ex generale aveva fatto le stesse denunce a
giornalisti egiziani, al Cairo.In una contro-conferenza stampa
il 30 marzo un monaco di Santa Caterina, affiancato da un
giurista ex parlamentare e da esponenti di alcune tribù locali,
ha respinto le accuse, sostenendo che Attiya mira a seminare
divisioni e sollecitare l'ostilità della gente del Sinai.
I pellegrinaggi e le visite di comitive al monastero si
sono ridotti da tempo, dopo aggressioni da parte di predoni che
hanno rapinato e a volte sequestrato turisti, rilasciandoli
sempre dopo poche ore. E sono quasi cessati del tutto di recente
sull'onda degli scontri armati in corso da mesi tra polizia,
esercito e gruppi islamici che il governo accusa di terrorismo.