Il feroce omicidio di una donna incinta e di suo marito bruciati vivi in Pakistan con l'accusa infamante di blasfemia, non ha lasciato indifferenti i politici locali. Le proteste dei cristiani pakistani e anche le reazioni internazionali, unite alla denuncia della stampa, hanno costretto il potere a confrontarsi con questo orrore.
Il governo della provincia pachistana del Punjab ha deciso di elargire un risarcimento alla famiglia della coppia di cristiani barbaramente assassinati due giorni fa da una folla inferocita di musulmani. Lo scrive The Express Tribune. Durante una visita ai parenti dei due coniugi accusati di blasfemia, il governatore del Punjab Shahbaz Sharif, fratello del premier Nawaz, ha promesso un indennizzo di 5 milioni di rupie (49 mila dollari) e un appezzamento di terra. La coppia ha
lasciato tre figli piccoli, presi ora in carico dai nonni.
l governatore ha poi tenuto uno riunione a Lahore con i vertici della polizia per verificare l'andamento delle indagini. Circa 40 sospetti del linciaggio, finora arrestati, saranno processati da un tribunale speciale utilizzato per i casi di
terrorismo. Intanto è stato sentito dalla polizia anche il proprietario della fornace, Yousuf Gujjar, dove i due sono stati bruciati dopo il pestaggio di massa.
Poliziotto uccide detenuto: "Ha offeso i compagni di Maometto"
Ma la follia ossessiva della blasfemia, usata sempre più spesso, per colpire un avversario come un semplice sospetto, continua a seminare morti. Sempre in Pakistan un poliziotto ha ucciso un detenuto a sprangate, sostenendo che si trattasse di un blasfemo. Lo riferisce il sito Dawn News, spiegando che il detenuto, Syed Tufail Haider, 45enne di Jhang, nel Punjab, era stato arrestato ieri per aver
ferito due persone. Nella notte, durante un interrogatorio, il poliziotto Faraz Naveed lo ha colpito al collo con un bastone, uccidendolo.
L'agente si è difeso affermando che il detenuto aveva pronunciato frasi offensive nei confronti dei compagni del profeta Maometto. Naveed è stato arrestato e sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta. Anche il ministro capo del Punjab, Shahbaz Sharif, ha chiesto che si faccia chiarezza sulla vicenda.
L'episodio arriva, quindi proprio dopo l'orrore dei coniugi cristiani arsi vivi.
Quello della blasfemia è un tema molto sensibile in
Pakistan, dove sono frequenti le sollevazioni popolari e gli atti di
violenza contro chi è accusato di questo reato. Sono spesso colpiti da
questa accusa membri della sparuta comunità cristiana del paese. Fa
parte della comunità anche Asia Bibi, la donna condannata a morte per
aver pronunciato presunte frasi blasfeme sul profeta Maometto. Accuse tra l'altro ritirate anche da diversi testimoni.