A mezzogiorno in punto le
campane di tutte le chiese di Nizza hanno suonato a morto. Un rintocco lento,
lungo e corale che ha affidato al vento di mare il muto dolore di una città e
una unanime preghiera. A volerlo è stato monsignor André Marceau, vescovo di
Nizza, che dopo una notte e una giornata campale riflette con
Avvenire sui fatti dell’altra notte.
Come è stato il risveglio di Nizza dopo una
notte da incubo?Questo tragico avvenimento ha provocato a tutti uno choc
molto forte. Abbiamo vissuto in una giornata sola un contrasto enorme, la festa
nazionale e la parata del mattino, cui ho partecipato anche io, con la gioia
delle persone e delle famiglie che si ritrovavano insieme, e poche ore dopo la
morte, la violenza, la desolazione.
Ha delle testimonianze dirette?
Si, ho incontrato molte persone che erano sul
posto. Hanno detto che tutti gridavano, la gente non sapeva che cosa stesse
succedendo e si è fatta prendere dal panico. Lo choc di vedere quei corpi
martoriati sulla Promenade des Anglais è stato grande.
I francesi come vivono dopo gli attentati di
Parigi?
Anche se si sapeva che qualcosa poteva succedere, la gente
viveva in modo normale. Ora questo fatto è stato un imprevisto che ha rinchiuso
di nuovo la gente nella paura e nel sospetto, rinfocolando sentimenti di odio e
vendetta. Dobbiamo capirlo, ma anche cercare di combattere l’odio.
Nizza ha un doppio volto, perla turistica
della Costa Azzurra ma anche affollate e difficili banlieue...
C’è una facciata vivace e attraente, ma non
bisogna fermarsi al cliché. Esistono quartieri difficili, dove abitano persone
svantaggiate che patiscono la vita che vivono e sono più facilmente esposte
agli inviti alla vendetta e a compiere atti irreparabili.
Che cosa ha mosso l’uomo che ha compiuto la
strage?
Le motivazioni non sono ancora chiare.
Comunque sia, questa persona, che poteva essere anche in difficoltà, non pare
fosse stato mai "contagiato" dall’islam radicale. Il resto lo
scopriranno le indagini.
Come si è attivata la sua diocesi?
Già dalla notte della tragedia la
municipalità ha costituito cellule di sostegno psicologico ai sopravvissuti, di
cui hanno fatto parte cinque nostri preti. La cattedrale di Santa Reparata,
nella città vecchia, per tutta la giornata di ieri ha proposto momenti di
preghiera culminati nella Messa che ho celebrato in serata, aperta a cristiani
e non. Un momento di raccoglimento per i morti, i feriti, le loro famiglie, per
tutti. Per lanciare un messaggio di speranza: non si è soli nella vita, i
cristiani si devono stringere attorno a Cristo per essere parola di Cristo.
Quali iniziative metterà in atto la diocesi
nizzarda?
Abbiamo chiesto alle parrocchie, dove ci sono
famiglie toccate dal dramma, di invitare la comunità cristiana a dare aiuto ai
fratelli nel dolore, a sostenerli e a vivere questa tragedia nel messaggio
della Resurrezione. Domenica, naturalmente, le intenzioni di tutte le Messe
cittadine saranno in questo senso.
Ci saranno funerali pubblici?
Ancora non sappiamo. Al momento non abbiamo
ancora il numero esatto dei morti. Inoltre, molti di loro sono stranieri o non
di Nizza, quindi verranno sepolti nei loro luoghi di origine. Però con la
municipalità abbiamo deciso di organizzare per mercoledì o giovedì prossimo una
grande manifestazione popolare, con i rappresentanti di tutte le religioni per
mostrare la forza della comunità.
Come sono i rapporti tra cristiani e i
musulmani a Nizza?
La Diocesi ha instaurato da molti decenni
ottime relazioni con le altre religioni. Cristiani, islamici ed ebrei hanno un
luogo di incontro comune all’interno della municipalità. Abbiamo un consiglio
permanente che ci permette di interagire insieme di fronte a situazioni
drammatiche, organizzando manifestazioni comuni, pur nelle nostre differenze.
Per mostrare il volto di Dio, che è Misericordia e non odio, come ci ricorda papa
Francesco.