Caro direttore,
"Benedetta Domenica"! È davvero ora di "sbattere" in prima pagina l’importanza della Domenica. In questo tempo nel quale la società diventa sempre più fragile, e il consumismo dell’usa e getta la fa da padrone, è urgente sostare. Fare silenzio dentro l’anima e fuori. È medicina curativa e preventiva nello stesso tempo. Per ognuno e dunque anche per la società. E cosa c’è di più utile di un giorno all’inizio della settimana dedicato al silenzio, alla riflessione sul chi siamo e dove si sta andando? Già eravamo superpressati dalle mille e mille provocazioni, ci mancavano gli orari dei negozi e dei grandi magazzini. Davvero si vuole annullare l’incontro tra familiari, tra amici?
Questa società già frammentata, diventerà ancor più solitaria. Ma l’aspetto peggiore è la perdita di valore, non solo religioso, della Domenica. Il giorno "del" e "per" il Signore. Il giorno del ri-poso appunto. Ri-posizionare il proprio tempo e il proprio vivere con il mondo, con l’Altro e con l’Oltre. Altro, rispetto alle cose materiali e Oltre le cose visibili. Ricordo decenni fa quando i contadini dei nostri piccoli paesi della Brianza, il sabato tagliavano l’erba dei prati per il proprio bestiame, in quantità doppia per non lavorare la domenica. E quando d’estate il grano era maturo e prevedevano temporali o grandinate il giorno di domenica, chiedevano al parroco il benestare per mietere nel giorno di festa. E non era sudditanza, era il rispetto del giorno del Signore. Altri tempi. Si, altri tempi. Il senso del limite dell’uomo, confrontato con il senso dell’Infinito di Dio. E oggi che nelle nostre case ci sono frigoriferi, freezer e dispense con la scorta per un mese, che bisogno c’è di aprire il negozio o il supermercato, come e quando si vuole? Facciano bene i conti questi economisti moderni. Ne va del nostro, e del loro futuro. Il saper "far di conto" non è soltanto saper di matematica, ma è il saper dare importanza ai numeri, quelli freddi della calcolatrice, ma anche quelli caldi del cuore e della mente umana. Sabato mattina ho affisso alcune pagine di Avvenire nella vetrina del nostro Centro Culturale, proprio in centro paese. Ho aggiunto un cartello, realizzato artigianalmente, con la scritta: «La Domenica: Giorno del e per il Signore».
Luigi Cantù
Già, caro signor Cantù, ne va del futuro di tutti. Noi cristiani sappiamo, come ci ha appena ricordato Papa Benedetto, che ogni benedetta domenica è il «giorno di Dio e della comunità». Tutti possono capire, e tanti cominciano a farlo, che insidiare sino alla cancellazione lo spazio e il senso di questo tempo prezioso ci fa più soli. E, in ogni possibile modo, più poveri.