Avevo già notato e annotato – purtroppo, lo ammetto, senza molto stupore – l’asprezza e l’alto tasso di disinformazione che caratterizzano quel testo di Corrado Augias che entrambi, cari e gentili amici lettori, mi segnalate. Augias è collega esperto, colto e raffinato, ma sulle questioni “cattoliche” alterna ormai da tempo una interessante e acuta curiosità a una ben più frequente e tenace propensione all’affondo ostile e al luogo comune denigratorio e persino grossolano. È così anche in questo caso, che lei, gentile signor Bianchi, ha ben compreso nella sua portata maliziosa e che lei, caro padre Marucci, svela nella sua inconsistenza – diciamo così – “legale”. Dico solo che per quanto mi riguarda (e per quel po’ di esperienza che ho) faccio davvero fatica a immaginare un parroco che rivolgendosi a una donna che gli chieda conforto dopo un’operazione chirurgica che ha interessato corpo e psiche – una donna, si noti, che questo stesso prete sta preparando alla cresima richiesta in età adulta – dica con durezza qualcosa che in un colpo solo riesce a contrastare radicalmente non solo con la gentilezza umana e l’amore cristiano, ma proprio con le “regole” della Chiesa. Mi sembra un “quadretto” troppo brutto per essere vero, con al centro le ritornanti e tristi caricature di un sacerdote ignorante e insensibile e di vescovi-giudici feroci, caricature che capovolgono totalmente ciò che la Chiesa è e fa ogni giorno tra la gente e per la gente. Devo dire che mi dispiace molto che Augias non si limiti a dare una propria libera e legittima opinione diversa dalla mia e dalle vostre, cari amici, ma scelga di costruire il suo ragionamento sulla base di una palese falsità (la Chiesa che non consentirebbe il matrimonio a persone che hanno perso la capacità di procreare). Una costruzione retorica inconsistente e fragile eppure utilizzata per sviluppare (assieme ad altre deliberate distorsioni) una mirata polemica contro il presidente della Cei, cardinale Bagnasco. Un’ultima cosa: è curioso che questa sciatta intemerata anti-cattolica sia riapparsa su “Repubblica” nel giorno – uso la bella immagine scelta dal suo direttore Ezio Mauro – di un «nuovo inizio» grafico e contenutistico. Quelle pagine hanno visto, anche di recente, ben altri dialoghi, tra credenti e non credenti. Ma, evidentemente, Augias su certi temi preferisce ascoltare soprattutto se stesso, preferendo capire, spiegare e far circolare soltanto ciò che gli fa comodo. E questo, anche per un laico, è un vero peccato.