LA PARROCCHIA DI BRUGHERIO (MI)Bar, cinema, case e terreni: ogni anno versa 30mila euro
Tutte le volte che sente qualcuno dire che la Chiesa non paga l’Ici sugli immobili di sua proprietà, Federica Pavanello si arrabbia. «Eccole qui le cifre», sbotta l’economa della parrocchia San Bartolomeo di Brugherio, hinterland milanese, 17mila abitanti. «Ogni anno – specifica, calcolatrice alla mano – la parrocchia versa quasi 30mila euro di Ici per quelle strutture che svolgono attività commerciale, mentre è esente per quelle che rientrano nel servizio pastorale». Così, se per la chiesa, le cappelle del paese, l’oratorio, la canonica, l’abitazione dei sacerdoti e la scuola materna la parrocchia, come prevede la legge, non paga un euro di Ici, su tutto il resto versa regolarmente la propria parte.
Vediamo nel dettaglio. Per i dodici appartamenti (frutto di lasciti di parrocchiani defunti) alcuni dei quali affittati a canone sociale e altri dati in comodato d'uso gratuito, la parrocchia paga 2.800 euro l’anno; per il bar dell’oratorio di 60 metri quadrati, 300 euro; per il cine-teatro “San Giuseppe” da 677 posti, 9.900 euro; per alcune aree fabbricabili sul territorio comunale, 13mila euro. «Non mi pare poco», conclude la signora Pavanello. Che sta preparando i bollettini perché, entro il 16 dicembre, dovrà provvedere al saldo dell’Ici 2011.
VILLA ROSSANA DI LEVANTO (SP)
Da ex-colonia a casa vacanze: le suore pagano 11mila euro
A due passi dal mare, Villa Rossana a Levanto (La Spezia) è aperta ai turisti da Natale a metà ottobre e d’estate arriva ad ospitare fino a sessanta persone al giorno, nelle sue venticinque camere distribuite sui quattro piani della villa. È un bell’edificio - un ex casa di colonia - oggi di proprietà delle Figlie di Gesù Buon Pastore, una congregazione fondata nell’800 dalla marchesa Giulia di Barolo, ed è gestita da quattro suore a cui si aggiungono in estate otto laici. «Paghiamo quasi 11mila euro all’anno di Ici – assicura Maurizio Catanio, ragioniere della Congregazione – lo stesso vale anche per le altre attività commerciali, come le case di riposo da noi gestite». La struttura paga regolarmente l’imposta comunale sugli immobili dal 2006, ossia dalla riforma della legge in materia con il governo Prodi. L’unica “facilitazione” che Catanio si spinge a chiedere «è quella di un’aliquota più bassa, per chi come noi applica prezzi più economici di quelli di mercato, con una stanza a circa 60 euro nel mese di agosto». Perché le suore gestiscono un’attività prettamente commerciale come un albergo? «Tutto il guadagno serve a finanziare le nostre case missionarie in Colombia, Messico e Africa, in cui assistiamo bambini e donne povere», racconta suor Elisabetta Sandoval, che divide il suo tempo tra Villa Rossana e la parrocchia.
Fabrizio Assandri