Un freno alle aperture festive dei negozi con dodici giorni di chiusura obbligatoria, in concomitanza con le principali festività civili e religiose. È il senso di un progetto di legge che sarà presentato oggi al comitato ristretto della Commissione Attività produttive della Camera, dal relatore Angelo Senaldi (Pd). Il testo fa sintesi delle proposte di legge in materia (di Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle) e del progetto di legge di iniziativa popolare, promosso da Confesercenti con il sostegno della Conferenza episcopale italiana. Conclusasi nei mesi scorsi, la campagna “Libera la domenica” ha raccolto molto più delle 50mila firme necessarie, segno che il tema delle aperture festive dei negozi è molto sentito dai cittadini.La proposta di legge prevede la chiusura obbligatoria degli esercizi commerciali (non dei pubblici esercizi) in queste giornate: Capodanno, Epifania, 25 aprile, Pasqua, Lunedì dell’Angelo (Pasquetta), 1° maggio, 2 giugno, Ferragosto, 1° novembre (tutti i Santi), 8 dicembre (Immacolata Concezione), Natale e Santo Stefano. A discrezione dei Comuni, sei di queste dodici festività potranno essere sostituite da una domenica nel corso dell’anno. «Tra gli obiettivi della legge – spiega il deputato del Movimento 5 Stelle,
Michele Dell’Orco, primo firmatario della proposta – c’è anche quello di dare un maggior potere decisionale agli enti locali, Regioni e Comuni, che potranno decidere i giorni di chiusura sulla base delle esigenze dei territori. Questa è infatti una battaglia che non riguarda soltanto il settore commerciale ma la qualità della vita della gente».Per stendere il testo della legge, la Commissione Attività produttive di Montecitorio ha svolto numerose audizioni, convocando anche esperti del Cnel e dell’Istat per avere un quadro quantitativo della situazione del commercio in Italia. Secondo questi centri di ricerca, dal 2011 ad oggi i consumi delle famiglie italiane sono calati di circa 50 miliardi di euro.«Difficile dire se la contrazione riguardi la domenica o gli altri giorni – commenta il relatore Senaldi –. Di certo, comunque, le aperture festive non hanno fatto aumentare le vendite. Credo che la nostra proposta sia un buon punto di equilibrio tra chi non vorrebbe le aperture domenicali, come alcune organizzazioni dei lavoratori della grande distribuzione e chi, di contro, ne vorrebbe ancora di più».Per Senaldi la proposta di legge ha anche un «grande valore simbolico» perché prevede di tenere le saracinesche abbassate in «giornate che sono nella storia del nostro Paese» e durante le quali «gli italiani hanno la possibilità di riscoprirsi comunità». Un dato che forse non si può misurare ma che non è meno importante delle variazioni del Pil.Proprio per ribadire il valore dei piccoli negozi di vicinato, la cui esistenza è minacciata dall’espandersi della grande distribuzione, la proposta di legge prevede un apposito fondo, ancora in via di definizione, per le piccole e medie imprese del commercio.«Per quanto riguarda la tempistica – conclude Senaldi – credo che la legge, dopo la discussione in Commissione, possa approdare in aula prima della chiusura estiva e passare subito al Senato. Mi auguro che l’approvazione definitiva arrivi entro fine anno, prima della sessione di bilancio, che farebbe nuovamente slittare tutto in avanti di parecchi mesi».E anche il Forum delle famiglie esprime soddisfazione per la proposta di legge, che "raccoglie il progetto di legge di iniziativa popolare, promosso da Confesercenti con il sostegno della Cei e l'impegno di associazioni e famiglie del Forum, con la campagna "Liberate la domenica" che ha raccolto molto più delle 50mila firme necessarie, a testimonianza di quanto il tema sia sentite".