Nuova circolare del ministero dell’Istruzione per ribadire che nella Buona scuola non c’è alcuna apertura alla teoria gender. Il testo, inviato ieri a tutti i dirigenti scolastici, ricorda che «tra i diritti e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo».
In mattinata, intervenendo a
Radio24, lo stesso ministro Stefania Giannini si era spinta a definire una «colossale e scandalosa truffa culturale» la campagna informativa che, soprattutto sui social network, da mesi sta circolando tra le famiglie, sollecitate a tenere alta la guardia. Se la circolare «non bastasse –aveva aggiunto il ministro – passeremo a strumenti legali».
Già lo scorso luglio, il Miur aveva emanato una prima circolare sull’argomento, ribadendo «il ruolo strategico e la centralità del Piano dell’offerta formativa, in cui obbligatoriamente tutte le attività che le istituzioni scolastiche intendano realizzare devono essere specificate». Inoltre, nel documento si ricordava il «diritto e dovere delle famiglie di conoscere prima dell’iscrizione dei propri figli a scuola i contenuti del Pof». Anche le attività extracurricolari, comunque da indicare nel Pof, dovranno prevedere «la richiesta del consenso dei genitori» che, «in caso di non accettazione» hanno la facoltà di non mandare i figli a scuola.
Motivo del contendere, il comma 16 della legge 107/2015 sulla Buona scuola nella parte in cui prevede che il Pof «assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni». Proprio l’accenno al «genere» ha fatto scattare il campanello d’allarme in tante famiglie, scottate da esperienze, anche molto recenti, nelle quali, dietro la giusta intenzione di combattere le discriminazioni, si erano fatte passare tra i ragazzi teorie affini all’ideologia gender. Su tutte, fece molto scalpore, ad inizio 2014, la diffusione nelle scuole dei cosiddetti “opuscoli Unar” apertamente schierati a favore di tale teoria. Ora, il ministro, per la seconda volta in tre mesi, ribadisce che queste “lezioni” nulla hanno a che fare con gli intenti della Buona scuola e, quindi, non dovranno più entrare nelle aule. Lo stesso scrive, sulla propria pagina Facebook, il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, che annuncia «a breve» la costituzione di un «tavolo tecnico per elaborare le linee guida da fornire alle scuole». Per il presidente dell’Associazione genitori, Fabrizio Azzolini, che ha chiesto una «campagna di informazione», la sede del tavolo dovrà essere il Fonags, il Forum delle associazioni genitori della scuola presso il Miur.
Le rassicurazioni non convincono, però, alcune associazioni di famiglie. In un comunicato, La
Manif Pour Tous annuncia che «quest’anno ogni scuola sarà una trincea» e che sta «organizzando una rete nazionale anti-gender che collegherà tutto il territorio, coinvolgendo migliaia di famiglie». La Manif si dice pronta a ricorrere ai tribunali per «difendere i nostri diritti». Critica verso il ministro è anche la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che parla di dichiarazioni di «gravità inaudita».
A Giannini, affinché «intervenga in maniera decisa contro quei docenti e quelle scuole che attuano» la teoria gender, si è appellato il deputato di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano, mentre per la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, quella del titolare dell’Istruzione è un’«importante operazione di chiarezza». «Do credito al ministro sulla lotta alle discriminazioni», dichiara infine la presidente dell’Alleanza contro il razzismo del Consiglio d’Europa, Milena Santerini.