Una nuova sfida, ma anche opportunità di impegno e testimonianza diumanità e fede. Sono alcune migliaia i migranti ospiti nelle strutture messe a disposizione dalle diocesi siciliane ormai da anni, con le Caritas in prima fila, mentre quasi mille (di cui 300 solo a Trapani) negli edifici riaperti in occasione dell’ultima emergenza umanitaria. È vero, ci vogliono parametri di accoglienza e agibilità ben precisi, non si possono aprire strutture in disuso da anni, non adeguate, ma le diocesi hanno deciso di mettere in pratica l’appello di Papa Francesco di «aprire i conventi» ai rifugiati. «Tutte le Chiese locali hanno manifestato la loro disponibilità – racconta il direttore della Caritas regionale, don Enzo Cosentino –. Hanno offerto strutture che avevano, vecchi istituti, conventi, in raccordo con le singole prefetture territoriali». Proprio don Cosentino ha coordinato l’arrivo di una novantina di ragazzi nella sede della fondazione San Demetrio a Piana degli Albanesi, da anni impegnata nell’accoglienza dei migranti, come le diocesi di Trapani, Agrigento, Ragusa. Altri sono stati dirottati nella struttura di Santa Cristina Gela, sempre nelle vicinanze di Piana, e anche a Palazzo Adriano, entrambe nel Palermitano. Altri minori, una trentina provenienti da Lampedusa, hanno trovato le porte aperte nella struttura Alì-Mantelli della parrocchia di San Pietro a Caltagirone, dopo che l’Ipab messa a disposizione dalla Regione si era dimostrata inadeguata, per la presenza di altri ospiti anziani. A Partinico, provincia di Palermo e diocesi di Monreale, una struttura di Casa Rosetta ospita alcune donne eritree. A Palermo, la diocesi ha dato il via libera per rendere fruibile l’edificio dell’Opera pia Cardinale Ruffini a Villaggio Ruffini non più utilizzato. Ad Agrigento, ha aperto le sue porte anche la comunità Cristiani nel mondo.Uno tsunami che sta interrogando nel profondo tutte le Chiese siciliane, non solo quelle da sempre in prima linea, perché più esposte geograficamente al fenomeno degli sbarchi. Ma è nel Sudest dell’Isola la sfida più dura. A Ragusa «abbiamo 104 persone ospiti nella fondazione San Giovanni Battista più altri quattro posti letto messi a disposizione dalle suore del Sacro Cuore», aggiunge il responsabile delle migrazioni all’interno di Caritas, Vincenzo La Monica. A Siracusa, che si è ritrovata nuova frontiera della recente ondata di migranti in fuga, don Carlo D’Antoni ospita 80 persone nella sua casa e nella chiesa di Bosco Minniti, le suore Francescane di Maria hanno aperto la loro casa ad alcune famiglie siriane e donne sole. «In più, grazie al lavoro di don Nisi Candido, direttore della pastorale per l’ecumenismo, di Arci e dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione – spiega Antonello Ferrara, responsabile dell’Osservatorio povertà della diocesi –, è stato avviato il tutoraggio dei ministri stranieri non accompagnati. Ci sono circa 300 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni, egiziani, somali, che vengono seguiti da professionisti per attività come le visite mediche, l’accompagnamento dal giudice. Cinque di loro sono riusciti ad avere il ricongiungimento familiare in altri Paesi europei, grazie a questo servizio».