mercoledì 18 aprile 2012
Sicilia, abusi nel Cara. La procura vuol vederci chiaro. Boldrini (Acnur): «Fare chiarezza». Anche la Prefettura vigila sui livelli di assistenza e ordine pubblico interno alla cittadella Poche settimane fa arrestati cinque spacciatori e il capo degli interpreti.
LA DENUNCIA DI AVVENIRE
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​Gli aborti che hanno avuto per protagoniste immigrate ospiti del Cara di Mineo (Catania), al momento non sono oggetto di indagine giudiziaria. Però fonti della procura di Caltagirone (competente per il territorio di Mineo) confermano che è in corso un’inchiesta per l’ipotesi di sfruttamento della prostituzione all’interno del centro per richiedenti asilo. Indagine che, grazie alle testimonianze raccolte da Avvenire, potrebbe svelare, come sostenuto da fonti sanitarie e da operatori del volontariato, un collegamento proprio tra prostituzione e interruzioni di gravidanza.«Le donne di alcuni gruppi nazionali, come le nigeriane, sono quelle più esposte alla tratta, e questo non riguarda solo il caso Mineo». Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati commenta l’inchiesta di <+corsivo>Avvenire<+tondo> sul Cara siciliano invitando la magistratura «a fare chiarezza», indagando ben oltre il perimetro del Centro per richiedenti asilo e trovando vie di cooperazione con gli inquirenti dei Paesi di provenienza delle donne sfruttate.Anche la Prefettura di Catania, che non ha mai perso di vista la situazione del Cara, vuole vederci chiaro. Soprattutto quanto all’assistenza sanitaria che, per ammissione del presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione, necessita di superare la fase emergenziale adeguando i servizi alle esigenze e ai tempi di permanenza degli ospiti.Le notizie sulle presunte violenze avvenute al chiuso delle villette una volta abitate dai marines americani di servizio nella base Usa di Sigonella, hanno colpito soprattutto gli operatori del Cara, a cui tutti riconoscono dedizione e umanità. Un impegno, in un villaggio di quattrocento case, difficile da compiere.I tentativi di infiltrazione da parte di malitenzionati non sono una novità. Un mese fa un interprete tunisino è stato arrestato dalla squadra mobile di Catania con l’accusa di aver truffato un immigrato a cui aveva promesso il "buon esito" della domanda per lo status di rifugiato. Il tunisino era addirittura il coordinatore degli interpreti di una cooperativa convenzionata con il Ministero dell’Interno. Alcuni giorni prima, cinque migranti accusati di spacciare marijuana all’interno della struttura erano stati portati in carcere.A Mineo su quasi duemila ospiti, di 57 etnie, meno di un terzo sono donne. Molte ragazze «sono costrette a vendersi, non gli viene data altra scelta. Perciò le autorità e la comunità internazionale – ribadisce Boldrini – hanno il dovere di proteggerle con tutti i mezzi». Pensare che la sola concessione dello status di rifugiato «possa tutelare queste donne è illusorio – osserva Boldrini – perché comunque rischiano di essere facile preda degli sfruttatori».Don Davide Paglia, rettore del Santuario della Madonna del Ponte a Caltagirone, ha organizzato la visita del vescovo Calogero Peri, domenica scorsa, nel Cara di Mineo. «In questo incontro c’è tutta la premura di una Chiesa che mette al centro la persona umana». La disponibilità delle autorità del centro, «ci ha colpito positivamente». Tanto da far ritenere che «grazie alla visita del vescovo – assicura don Paglia – si siano create le condizioni per una proficua collaborazione con i gestori: per il bene della comunità locale e dei migranti».
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