sabato 2 febbraio 2013
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​«Serve chiarezza»: Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga, ci tiene a sottolineare pochi aspetti ma cruciali dell’uso terapeutico della cannabis. L’idea del “Cannabis social club¨, che a Racale, nel Salento, promuove la coltivazione collettiva della cannabis per uso curativo non è da sottoscrivere. «Da quando assumo la cannabis – ha raccontato Lucia Spiri, 31 anni, affetta da 13 anni da sclerosi multipla, promotrice del club – ho eliminato tutto, non ho più necessità di nessun tipo di farmaco». Affermazione pericolosa. Perché è assodato che la cannabis non ha poteri curativi e sono controversi anche i suoi effetti antalgici. Sarebbe deprecabile illudere i pazienti affetti da sclerosi multipla sull’efficacia della cannabis nel trattamento della loro malattia...Bisogna chiarire molto bene a tutti gli interessati che a oggi quello che risulta sui farmaci a base di THC, uno dei principi attivi della cannabis, è solo un effetto sintomatico sugli spasmi e sui dolori muscolari e non quindi curativo della malattia. Senza effetti collaterali?Tutt’altro. Gli effetti collaterali in area psichica sono numerosi. Oltre a questo, quello che non può essere accettato dalla medicina moderna è che si possa pensare che ogni malato possa prodursi il proprio “farmaco” a domicilio, senza alcun controllo sul tipo di pianta coltivata e la percentuale di principio attivo, la qualità dei prodotti destinati a uso umano e medico in particolare, la quantità di  autosomministrazione che verrebbe decisa esclusivamente dal paziente. Senza contare i problemi di dipendenza.Quindi tanti rischi, nessuna evidenza scientifica?Uno studio longitudinale condotto su ben 500 pazienti dalla Peninsula Medical School di Plymouth in Gran Bretagna presentato nei mesi scorsi a Brighton, non emergere alcuna prova a sostegno della tesi che la cannabis agisca nel bloccare la progressione della malattia, a quanto pare il THC riduce il dolore e gli spasmi muscolari, ma non guarisce dalla sclerosi. Lo studio ha coinvolto un ampio numero di pazienti britannici malati di sclerosi multipla ai quali sono state somministrate capsule contenti THC per un periodo pari a 3 anni. I risultati hanno mostrato che i pazienti che avevano assunto le pillole con THC non riportavano risultati migliori nella cura della sclerosi multipla rispetto ai pazienti che avevano assunto pillole placebo.Eppure i sostenitori della cannabis non demordono.Alcune organizzazioni orientate alla legalizzazione utilizzano a volte impropriamente articoli scientifici riportanti risultati positivi di trials clinici su tali farmaci per far percepire e promuovere il concetto dell’innocuità dell’uso della cannabis e dei suoi poteri medicamentosi per curare patologie molto gravi. Pur essendo concordi ad approfondire questi aspetti terapeutici con studi scientifici e ricerche controllate, la coltivazione domestica della cannabis e il suo uso in autosomministrazione per varie malattie non può essere accettata. Ne è accettabile che essa venga dipinta come una sostanza “positiva, utile e salutare” anche per l’uso voluttuario e ricreativo, dimenticando i danni che produce nell’organismo umano e in particolare sul cervello degli adolescenti.
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