«Il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco, oltre al portato di fede e preghiera, può contribuire a dare all’Italia un viatico verso un futuro più sereno anche nel settore dei beni culturali...». Nel colloquio con
Avvenire, il ministro dei Beni e delle attività culturali Dario Franceschini evoca più volte la metafora del
cammino. Nel complesso cinquecentesco del Collegio romano dove ha sede il dicastero, il ministro ha davanti alcuni progetti: «Quando è arrivato l’annuncio del Santo Padre, stavamo già lavorando su una serie di itinerari di fede e cultura da far rivivere e da valorizzare in Toscana, Umbria, Puglia e altre Regioni. E stiamo accelerando per renderli organizzati e percorribili entro l’apertura dell’anno giubilare».
Il premier Renzi e il sindaco Marino assicurano che Roma si farà trovare pronta. Lei allarga lo sguardo all’Italia. È un auspicio o un percorso concreto?Mi faccia partire da un esempio, l’evento internazionale dell’Expo a Milano. Non è certo assimilabile per contenuti all’Anno Santo, ma anch’esso porterà in Italia milioni di persone. Noi presumiamo che la gran parte dei turisti da Milano si sposterà soprattutto per visitare altre grandi città storiche (Roma, Venezia, Firenze...), ma sarebbe bello se scegliessero luoghi meno noti ma carichi di storia e cultura...
Ma il Giubileo non è comparabile all’Expo...È evidente. Ma, tenuto conto di questo, oltre alla capitale che nell’anno giubilare sarà inevitabilmente fulcro degli eventi religiosi e meta di milioni di persone, cercheremo di mettere in campo alcuni eventi in luoghi decentrati...
Con quale intento? Meramente turistico?No, non è ovviamente solo una questione di turismo o di "cassa". Vorremmo poter offrire ai pellegrini la possibilità di conoscere non solo la città eterna e le sue storiche basiliche, ma anche altri luoghi – chiese, santuari, antichi borghi, paesaggi naturali – della Penisola...
Può fare degli esempi?Già da alcuni mesi, l’ultima volta a inizio marzo, stiamo riunendo al ministero amministrazioni locali, enti religiosi come la Conferenza episcopale italiana e l’Opera romana pellegrinaggi, associazioni laiche, case editrici che si occupano di itinerari storici e religiosi. Ha presente il Camino di Santiago de Compostela?
Sì. Perché lo cita?Perché chi lo ha percorso anche solo per un tratto sa come, passo dopo passo, diventi uno straordinario viaggio di fede, cultura, arte, amicizia... Ed è evidente come abbia fatto rifiorire alcuni territori della Spagna e della Francia.
Dove vorreste riproporre quel modello?Lungo l’antica via Francigena, che attraversa diverse regioni italiane, fino a Roma. Oppure lungo i «cammini di San Francesco», fra Roma, La Verna, Loreto o Monte Sant’Angelo, in Puglia, e la città umbra di Assisi.
I Beni culturali soffrono di carenza di fondi e personale. Chi sosterrebbe quei progetti? La stagione dei tagli alla Cultura è stata interrotta: nella legge di Stabilità è stato approvato un Fondo a tutela del patrimonio culturale da 100 milioni di euro l’anno, da integrare coi finanziamenti detraibili delle imprese e col crowdfunding. Nello specifico, poi, nel decreto sull’Art bonus c’è una norma organizzativa che consente, quando un itinerario attraversa più province e comuni, d’istituire presso il ministero una conferenza di servizi obbligatoria per raggiungere le intese.
Cosa troverebbero lungo la strada i pellegrini? L’Italia è ricca di monumenti, ma non sempre brilla per accoglienza: musei chiusi, edifici da restaurare... Ci stiamo lavorando. Quella dei pellegrinaggi è una realtà
low cost e penso, sull’esempio di altre nazioni, alla possibilità di favorire questa semplicità. Un’altra norma dell’Art bonus consente di riaprire case cantoniere, vecchie stazioni ferroviarie e metterle a disposizione, gratuitamente, di associazioni che le usino per l’accoglienza. Camminare, ha scritto qualcuno, è già pregare. Immagino percorsi in cui i fedeli attraversino esperienze semplici e al tempo stesso dense di suggestioni, dove convivano preghiera, contemplazione della bellezza e conoscenza della storia dell’arte del nostro Paese.