giovedì 6 giugno 2013
A tutto campo il responsabile del dicastero «verde». Spiega le ragioni della scelta del governo sull’acciaieria di Taranto e promette attenzioni concrete sia per i roghi in Campania («Ci sono stati errori, omissioni e ritardi»), sia per le miniere siciliane “radioattive” («Ho letto Avvenire. Il caso è preoccupante»).
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«Nessuna volontà di incidere sul diritto di proprietà, ma solo di prendere atto che un percorso di risanamento ambientale non è andato avanti, e quindi dalla necessità di studiare le misure per farlo ripartire». Così il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, fotografa la decisione di commissariare l’Ilva. E avverte: «Cerchiamo di non ideologizzare in alcun modo la vicenda. Ricordo che non è l’Urss ma la Ue che ci dice che quando ci si pone all’esterno di alcuni parametri di carattere ambientale non c’è un buon esercizio dall’attività d’impresa, e quindi si possono prevedere anche delle limitazioni alla proprietà». Insomma, taglia corto riferendosi a critiche politiche e imprenditoriali, «alcune prese di posizione mi sembrano esagerate e astratte». Anche perché, ricorda, «la stessa Costituzione pone dei limiti all’attività d’impresa e alla proprietà. Il principale è quello del rispetto della persona umana e da questo punto di vista quando ci si trova di fronte a fenomeni che hanno anche ricadute di carattere sanitario, come è stato accertato, la pretesa di un’affermazione assoluta della proprietà è in contraddizione con la Costituzione». Anche per questo Orlando ha molto apprezzato le parole di ieri di Papa Francesco. «Parole molto belle e che hanno soprattutto il merito di richiamare al valore politico della Giornata per l’ambiente. Perché spesso si rischia di cadere nella ritualità come se quello dell’ambiente fosse semplicemente un tema di generico rispetto della bellezza o dell’habitat. No, come ha ricordato il Papa, ci troviamo di fronte a un tema che ha una forte politicità, legato al modo in cui si utilizzano le risorse. È il riflesso di un modello di sviluppo e anche di un atteggiamento nei confronti del resto della società e di una visione dell’uomo». Grande attenzione, quindi e non solo sull’Ilva. Il ministro ha letto l’inchiesta di Avvenire sui rifiuti radioattivi in Sicilia. «È preoccupante ma voglio capire bene. Così ho dato subito incarico di approfondire». Come per la "terra dei fuochi", dove Orlando è già stato il 2 maggio, prima visita da ministro, e dove tornerà «perché credo che si debba dare continuità a un’azione di pressione anche politica per contrastare quel fenomeno, e portare anche degli strumenti concreti. Stiamo, infatti, approntando un pacchetto di misure. Considero quella dei roghi una delle emergenze più importanti del paese, sia ambientali che democratiche. Perché questo tipo di attività è possibile per un dominio sul territorio di soggetti che non sono democraticamente scelti. Lì si gioca una delle partite più importanti per la credibilità dello Stato. Lì le istituzioni scontano errori, omissioni e ritardi. Ma non è solo un problema ambientale, perché alle spalle di un sistema illegale di smaltimento dei rifiuti c’è un sistema illegale d’impresa».Ministro, torniamo all’Ilva, perché si è arrivati al commissariamento?Il meccanismo che era previsto nel provvedimento del governo precedente cercava di agire tutto all’esterno dell’attività d’impresa. Noi abbiamo preso atto che non aveva funzionato. C’era l’esigenza di trovare uno strumento che consentisse di intervenire anche sul modo con cui si produce, correggendo la traiettoria del treno mentre il treno restava in corsa. Ma avendo qualcuno che fosse messo sulla locomotiva.Dal caso Ilva parte, dunque, un messaggio più ampio?Non darei alla vicenda Ilva una portata di carattere generale. Ci troviamo in una situazione assolutamente eccezionale, in un’azienda di valore strategico per il Paese, e in cui gli interventi di ambientalizzazione sono intrecciati con l’attività produttiva. Un intervento difficilmente replicabile.Il termine commissario nella storia italiana non è sempre stato sinonimo di efficienza e efficacia.Non ha mai portato bene perché è sempre stato associato a interventi in aziende in difficoltà da un punto di vista finanziario. In questo caso ci troviamo invece di fronte a un’azienda che ha un mercato e una capacità produttiva forte, per cui il commissario non entra in campo per ragioni di carattere strettamente produttivo o finanziario, ma per ragioni per la prima volta di carattere ambientale. Per quanto riguarda le garanzie, ci sarà una verifica al primo anno, inoltre il commissario sarà supportato da un subcommissario che avrà una caratura ambientale.Chi sarà?Dovrà avere specifiche competenze ma anche spiccate doti di mediazione e di relazione col territorio. Perché la vicenda tarantina è anche conseguenza di una difficoltà di dialogo e confronto. Non c’è solo il problema del cosa si fa ma anche di come si rende trasparente quello che si fa.Quanto è stato difficile trovare l’accordo in Consiglio dei ministri?C’è stata una convergenza abbastanza forte e spontanea sulla necessità di intervenire. I problemi sono emersi quando si è cercato di ideologizzare la vicenda, soprattutto verso dall’esterno. Farne una bandiera di una nuova stagione di "stato imprenditore" o gridare all’"esproprio proletario", ha fatto gravare sulla discussione alcuni elementi che andrebbero tenuti fuori.Non è stata inaspettata la reazione negativa del mondo dell’impresa?<+tondo>Ha una comprensibile ma non giustificabile preoccupazione che l’Ilva costituisca un precedente. Noi dovremo ragionare su come anche le criticità ambientali diventano presupposto a forme di amministrazione straordinaria, ma naturalmente è uno strumento che andrà fortemente affinato.La vicenda poteva essere un inciampo per il governo?Questo è un governo che si muove in un quadro di grandissima difficoltà e qualunque ostacolo può provocare dei danni signficativi e questo sicuramente non è l’ultimo degli ostacoli. Però se ci sforziamo di stare al merito, è un ostacolo che può essere superato se evitiamo di discutere di massimi sistemi ma semplicemente di come uscire dall’impasse.È il momento che la magistratura faccia un passo indietro?La magistratura faccia il suo corso. I suoi provvedimenti dicevano che il meccanismo rischiava di non funzionare e che le risorse del gruppo rischiavano di non essere usate nella bonifica. Il provvedimento del governo assume questi due punti di vista ma rivendicha anche l’autonomia della politica e dell’amministrazione dello Stato ad agire anche a prescindere dai provvedimenti della magistratura.A proposito di risorse, lo Stato quanto ci metterà?Lo Stato non ci mette un euro sulla produzione, mentre per quanto riguarda gli interventi di bonifica fuori dall’Ilva devono andare avanti trovando anche ulteriori risorse. Naturalmente facendo salvo il principio che "chi inquina paga" per cui si tratterà solo di un anticipo rispetto poi all’accertamento delle responsabilità dell’inquinamento. Però non possiamo aspettare l’ultimo grado di giudizio. Assicurare la produzione significa anche recuperare le risorse per le bonifiche.
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