Siamo stati netti e severi nel commentare,
sulle pagine di “Avvenire” (8 settembre 2016), l’esclusione dell’associazione
“Meter onlus” di don Fortunato Di Noto dall’
Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pedopornografia. "Grottesco escluderci", aveva detto con amarezza il sacerdote. "Scelta ingiusta, ma rimediabile" avevamo scritto in un
“Secondo noi”. Il ministro
Maria Elena Boschi non ha perso tempo e in poche ore ha chiuso il caso. Ha già comunicato al sacerdote di Avola la nuova decisione: nel nuovo Osservatorio ci siete anche voi, gli ha assicurato direttamente al telefono. L’esclusione è solo frutto di un errore perché "Meter svolge un lavoro decisivo" e perché siete stati, siete e sarete come sempre punto di riferimento "nella lotta senza quartiere alla pedofilia".
In queste ore si è capito anche il perché della prima decisione. L’esclusione di Mater onlus è stata figlia non di un ragionamento, ma di un automatismo: le associazioni “nazionali” con collegamenti internazionali come Terres des Hommes, Unicef e Save the Children hanno una dimensione che le pone a livello di requisiti formali, oltre che per la loro azione benemerita, in una condizione di maggiore forza per accedere all’Osservatorio. La logica non è dunque automaticamente punitiva, ma è e resta sbagliata e incomprensibile. Meter è realtà apparentemente circoscritta, ma attivissima e soprattutto è “madre” dell’Osservatorio, che è nato – come sanno tutti coloro che si occupano da anni della battaglia contro ogni forma di abuso sui minori – da un’intuizione di don Di Noto. E se il Parlamento italiano fu il primo al mondo a occuparsi di pedofilia, fu ancora grazie a una mozione ispirata da don Fortunato. L’importante è che l’incidente sia stato subito chiuso, riavviando la fattiva collaborazione tra l’organismo del Governo e don Di Noto, che tra l’altro il ministro Boschi vedrà domenica prossima a Catania. E che un caso che non avrebbe dovuto mai aprirsi non offuschi più la buona notizia dell’impegno del Dipartimento Pari Opportunità a garantire la prosecuzione dell’attività dell’Osservatorio.