Ancora morte nel Mediterraneo delle migrazioni.
Un barcone si è rovesciato al largo di Creta e si temono fino a 350 morti. Altri
117 cadaveri sono stati contati invece per un naufragio davanti alle coste libiche.
Davanti a Creta il barcone su cui erano stipati i migranti ha
iniziato ad affondare in acque internazionali 75 miglia a sud
del porto di Kalo Limeni mentre, secondo media greci, stava
tentando di far rotta verso l'Italia. Il numero di vittime
accertate in serata era di nove e 340 quello delle persone
soccorse: una tragedia da 300-350 vittime si profila perché,
secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim),
sul barcone si trovavano circa 700 migranti.
Ancora una volta cifre elevate come quelle degli oltre mille
migranti che l'Oim stima siano morti nell'ultima settimana di
maggio nel Mediterraneo. Ma pur sempre impersonali cifre, senza
invece la tragica fisicità degli oltre cento cadaveri recuperati
su spiagge dell'ovest della Libia tra le mattine di giovedì e
venerdì.
La Mezzaluna rossa libica ha riferito di aver raccolto
117 corpi, tra cui quelli di 70 donne e anche di cinque bambini,
tutti "africani". Secondo il portavoce della Marina libica,
potrebbe trattarsi dei migranti che erano a bordo di un barcone
trovato vuoto giovedì e capovoltosi forse il giorno prima.
L'ipotesi è avvalorata dal fatto che, secondo la Mezzaluna
rossa, i corpi non sono decomposti e perciò le vittime
dovrebbero essere affogate nelle 48 ore precedenti. Ma non vi
sono certezze.
Certo è però che dopo la chiusura della rotta balcanica, per
i disperati del martoriato Medio Oriente la valvola di sfogo è
quella del Mediterraneo centrale, la quale passa per una Libia
ancora quasi fuori controllo a causa di una guerra civile solo
negli ultimi mesi in via di ricomposizione. Effetto del filo
spinato in Macedonia e altri paesi balcanici è l'accordo dell'Ue
con la Turchia che sta per per entrare in concreto vigore, col
rinvio in Anatolia di un profugo siriano cui in Grecia è stata
bocciata la richiesta di asilo.
Sottolineando l'assoluta
povertà, i diritti violati e l'integrazione negata che piaga i
profughi in Turchia,
Amnesty International ha chiesto nelle
ultime ore all'Ue di "interrompere immediatamente i piani di
rinvio dei richiedenti asilo sulla base della falsa pretesa" che
vadano in "un Paese sicuro".
Il primo sos per il naufragio al largo di Creta è stato
lanciato alle 17:15 di giovedì da un mercantile italiano "in
prossimità del limite delle aree di Ricerca e soccorso marittimo
(SAR) egiziane e greche", ha riferito la Guardia Costiera
italiana la quale ha constato che l'Egitto si è chiamato fuori e
"non ha assunto il coordinamento" dei soccorsi ritenendo che il
barcone "fosse fuori dalla propria area di responsabilità". In
seguito a questa scelta, tecnicamente forse corretta ma
mediaticamente esposta all'accusa di egoismo, le forze armate
egiziane hanno sottolineato di aver inviato in zona un
elicottero, due aerei e tre navi e allertato gli ospedali
militari di buona parte della costa.