L'attesa snervante. L'annuncio dell'ennesima
protesta. A
sera la svolta, con l'annuncio dell'incontro con la neopresidente della
Commissione adozioni internazionali, il ministro delle Riforme
Maria Elena
Boschi. È stata un'altra giornata di tensione sul fronte delle
adozioni
in Congo, dove rimangono
ancora bloccati 59 bimbi a tutti gli effetti italiani.
E i cui genitori non vogliono sapere di rassegnarsi.
Guarda il video-appello delle famiglie adottive:lpiXu1k5Dos;430;242
Le coppie, riunite in un
Comitato, avevano annunciato per
domani e dopo un presidio di protesta davanti alla sede della Cai per avere
notizie sui loro figli e sul motivo per cui non vengono rilasciati i visti e le
autorizzazioni a rientrare in Italia. Soltanto l'annuncio dell'iniziativa
scatena però una secca reazione della vicepresidente della Commissione, Silvia
Della Monica: «Si tratta di una manifestazione incomprensibile. Non c’è nessun
giallo e nessun problema, gli ultimi bambini arriveranno presto, secondo i
tempi e le modalità che stabiliscono le autorità congolesi». Parole a cui fa
seguito un comunicato dai toni durissimi, pubblicato proprio sul sito della Cai
«per deprecare ventilate azioni sconsiderate che attraverso una strumentale e
ingiustificata spettacolarizzazione possono pregiudicare l’ordinato e sicuro
rientro dei bambini dal Congo».
Di tutt'altro segno la risposta dell'entourage della Boschi,
che invece contatta le famiglie e concorda con loro un incontro per domani
mattina, alle 11.30. «Per noi è un segnale importante di apertura finalmente -
è il commento della portavoce del Comitato, Alba Pavoni, che da mille giorni
attende la sua piccola Angel -. Ora speriamo con tutto il cuore che il
ministro Boschi ci dia delle risposte concrete: vogliamo i nostri figli a
casa».
La vicenda dei bambini bloccati in Congo è iniziata nel
2013, con la moratoria del governo di Kinshasa sulle adozioni.
Nel 2015 le
autorità locali hanno però sbloccato i dossier e da gennaio di quest'anno i
piccoli adottati da famiglie italiane hanno
iniziato a rientrare in Italia alla
spicciolata, senza una motivazione chiara fornita dalla Cai e con le pressioni
notevoli a una soluzione rapida della vicenda sia da parte del Parlamento che
della Farnesina.
Per richiamare l'attenzione del governo e dell'opinione
pubblica sui 59 bambini ancora fermi negli orfanotrofi congolesi le famiglie
del Comitato in queste ore hanno anche pubblicato
un video-appello girato
grazie al contributo delle famiglie che si sono già riunite.