A sera saliamo a Paupisi, piccolo centro colpito con violenza feroce dall’alluvione. Portiamo la cena a centocinquanta persone e da lì riporteremo a Benevento sette volontari giovanissimi che aiutavano da stamane. Guida il furgone Antonio Pinto, è sposato con tre bambini, sfollato e non ha mai fatto volontariato: «Mi trovo nella condizione di dormire alla Caritas e sinceramente non mi andava di starmene in camera a guardare gli altri che si danno da fare per me e allora ho deciso di dare una mano per quanto mi è possibile, cercando di smistare il cibo e andare nelle zone dove è più difficile arrivare». A proposito di Paupisi: «Non so quando torneremo alla normalità – spiega il sindaco Antonio Coletta – so che per farlo sarà necessario lo stanziamento dei fondi che serviranno a rimettere le cose a posto dopo questo cataclisma che ci ha colpiti. Diversamente credo che non ci torneremo mai».
Le strade a tratti ancora sono coperte da fango e pietre, muri sono abbattuti, certe case sono state sfondate dai macigni “piovuti” dalla montagna e che sono rimasti lì dentro. Vitigni, ai lati, scorrono tragicamente abbattuti e si dice che, ad esempio, ci vorranno almeno quattro anni perché si possa imbottigliare nuovamente la Falanghina del beneventano. Marco Mariniello, ventiduenne, è ricoperto di fango dai piedi fino alla cima dei capelli, che ha spalato da stamattina, dopo averlo fatto già ieri: «Stiamo cercando di aiutare queste persone disagiate». Perché lo fa? «Io non ho avuto problemi, le ondate non ci hanno sfiorato, e allora è giusto aiutare».
La scuola “Giuseppe Moscati” era il fiore all’occhiello degli istituti scolastici di Benevento. Moderna, bella, ritinteggiata da qualche settimana. Adesso il suo piano terra, enorme, mette i brividi. Il fango l’ha morsa fino a un metro e mezzo d’altezza, lo si vede dal segno che ha lasciato sui muri. Fuori, accatastato, mentre una ruspa lo carica su un camion, c’è di tutto. Un pianoforte, attrezzi ginnici, registri e libri, un paio di telefoni, lavagne e sedie. Tutto spaccato, gonfio e marrone. Da buttare. Alla vicepreside, Elena Stanzione, vien quasi da piangere guardando. Ma «la collaborazione dei volontari è stata commovente, a cominciare dai nostri ex alunni e dai ragazzi del rugby – racconta –. La vicinanza delle persone che hanno vissuto in questa scuola è stata emozionante».