«Una conclamata
forma mentis industriale», quella dei vertici del 'Centro Oli' di Viggiano, come la definiscono gli inquirenti nelle ordinanze dell’inchiesta, che tuttavia per ora – si fa sapere – non riguarda l’ipotesi di disastro ambientale. La strategia, però, sarebbe stata «improntata a occultare agli organi di controllo le evidenti anomalie dell’impianto ». Come anche a «celare la causa dei malori, evitando addirittura d’aprire la procedura d’infortunio sul lavoro», per i dipendenti intossicati da fuoriuscite di ammina o acido solfidrico. Andiamo per ordine.
Gas e acque. Quando il «management Eni» si rende conto che ripetizione e frequenza degli episodi emissivi fuori limite sono causate dall’impianto di rigenerazione ammina (derivato organico dell’ammoniaca,
ndr) », si assiste «a un approccio diverso» e «da quel momento in poi tutte le figure interessate sono impegnate a indicare motivazioni fittizie». Anzi, «in più occasioni » cercano addirittura «di ridurre il numero delle comunicazioni di sforamento delle emissioni in atmosfera, mascherando la effettiva e reale causa del 'malfunzionamento' ». Nelle conversazioni i carabinieri ascoltano spesso voci preoccupate, tese, irritate. Gli sms hanno toni come questo: «Ci sono valori troppo anomali rispetto al coso... le analisi fisse... però i valori sul SO2 (anidride solforosa,
ndr) al termodistruttore sono schizzati». O come «è possibile che la criticità del gas abbia effetto sulle acque smaltite? Ci segnalano problemi di odori dagli impianti...».
Tutto «prevedibile». Delineando il quadro complessivo, gli investigatori sono sicuri: «Il superamento dei li- miti emissivi dipendeva strettamente dall’attività di produzione» ed era «senza dubbio prevedibile dai responsabili della produzione stessa», sottolineano. Fra l’altro, i problemi all’impianto, causa degli sforamenti delle emissioni in atmosfera, sono «collegabili all’utilizzo delle ammine e alla conseguente e imprudente miscela con altri liquidi». Col risultato d’avere ripercussioni «anche sulla qualità e composizione dei rifiuti liquidi» prodotti dal Centro e «destinati a smaltimento presso i vari depuratori finali».
Ammina sotto accusa. A proposito. I consulenti tecnici degli inquirenti raccontano dell’«indebita miscelazione dei rifiuti liquidi all’interno del Centro» e dell’«uso di Codici Cer non idonei per lo smaltimento delle acque». Così, mettendo insieme «il rinvenimento della ammina nella vasca con il fenomeno di 'trascinamenti dell’ammina'», proprio «le rischiose modalità di uso» di questa sostanza risultano «il principale fattore di anomalia del Centro di Viaggiano».
Soccorsi per le esalazioni. Capitolo malori e acido solfidrico (H2S). Che questa sostanza chimica «sia da tenere costantemente sotto controllo» in un impianto come quello di Viggiano «è testimoniato dal fatto che l’impianto è dotato di un sistema di allarme che, quando si attiva, impone a tutti presenti di abbandonarlo». Attivazioni testimoniate dalle conversazioni telefoniche: per esempio, «nessun incidente a persone o cose c’è stato però un allarme H2S in area L». Il problema è che le fughe di H2S «avvengono con una certa frequenza». E non sempre finiscono bene: il 12 marzo e il 23 marzo 2014 in tre devono ricorrere alle cure mediche per essere stati «investiti da esalazioni di gas tossici» negli impianti del Centro di Viggiano.
«Accanita pervicacia». E si riaffaccia quella «
forma mentis »: a parte che «non vengono aperti i fascicoli per infortuni sul lavoro», ma ciò che appare «senza dubbio allarmante» è «l’atteggiamento che il management Eni ha dimostrato». Emerge cioè «una gestione di tale problematica con modalità osservate dai tecnici e dirigenti indagati» segnate «da una preordinata e accanita pervicacia nel nascondere la reale entità del problema ambientale». Una modalità «perfettamente coerente con quanto dimostrato per gli sforamenti emissivi »: la strategia «del management Eni è stata improntata a occultare agli organi di controllo le evidenti anomalie dell’impianto».
'Sfiaccolamenti' e denunce. Le facce del rischio sembrano parecchie: «Ulteriori fattori di pericolo sono stati riscontrati per le emissioni in atmosfera provocate dai cosiddetti 'sfiaccolamenti' o 'eventi-torcia', ben quindici fra il 1 gennaio 2013 e il 18 settembre 2015». E dopo quello del 27 gennaio 2014, ventitré persone depositavano una denuncia-querela nella quale «si sottolineava come fossero stati avvertiti» da abitanti in prossimità del Centro «stati di malessere, con bruciore agli occhi, mal di gola e mal di testa».