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Gas lacrimogeni e granate assordanti sono state lanciate dalla polizia di frontiera in Macedone a Idomeni, su 500 migranti che cercavano di superare le recinzioni del confine, sbarrato da settimane. Decine i feriti, centinaia le persone intossicate, tra loro anche molti bambini e donne raggiunti nelle tendopoli dal fumo tossico per via del vento. È accaduto domenica 10 aprile.
«La clinica di MSF a Idomeni è stata piena di
pazienti tutto il giorno. Tre bambini avevano ferite alla testa causate
dai proiettili di gomma. Le persone all’esterno della clinica urlavano e
molte di loro avevano in mano quei proiettili” aveva spiegato Coron Kenny,
medico di Medici Senza Frontiere a Idomeni. «Una donna siriana incinta è venuta alla
clinica con i suoi bambini. Mi ha detto che si trovava vicino al confine
quando sono stati lanciati i lacrimogeni. Tutti hanno iniziato a
scappare e lei è caduta».
Il giorno dopo gli scontri la tensione è ancora alta: «I nostri ambulatori hanno ricevuto circa 300 persone, di cui almeno 200 avevano problemi respiratori dovuti ai gas lacrimogeni - ha fatto il punto il presidente di Medici Senza Frontiere, Loris Filippi -. La cosa però più grave è l’utilizzo, da parte della polizia macedone, di proiettili di gomma; abbiamo avuto circa 40 persone ferite da questi proiettili, e tra queste anche alcuni bambini».