sabato 8 ottobre 2016
​Il caso della sponsorizzazione Intralot alla Fgci smuove la politica. VAI AL DOSSIER
Frenare l'azzardo, un dovere di legge
di Paola Binetti* | AZZURRO VERGOGNA di Marco Tarquinio
Ora il governo valuta stop degli spot
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Le diverse interrogazioni e interpellanze depositate in Parlamento dalle forze politiche, Pd compreso, e l’indignazione sollevata dalla vicenda della sponsorizzazione 'premium' di Intralot alla Nazionale di calcio non sembrano lasciare indifferente il governo. In linea generale, secondo alcune fonti, l’episodio ha accresciuto le motivazioni di quella parte dell’esecutivo che già premeva per trasformare in «assoluto» il divieto parziale di pubblicità per giochi e scommesse contenuto nell’ultima legge di Stabilità, a prescindere da qualsiasi fascia oraria. L'AZZARDO COME SPONSOR DELLA NAZIONALE: IL DOSSIERUn orientamento intransigente, che starebbe ora guadagnando più sostenitori. Restando invece al merito della vicenda Figc-Intralot, la prossima settimana a rispondere alle interrogazioni parlamentari potrebbe essere il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, competente per la materia dei giochi. Prima di recarsi alle Camere, secondo quanto apprende Avvenire, il sottosegretario potrebbe confrontarsi col ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e col presidente del Consiglio Matteo Renzi, in modo da avere indicazioni sulla linea da tenere. CampagnaAzzurroVergogna.png«La mia personale opinione è che si tratti di una scelta inopportuna – ha dichiarato giovedì lo stesso Baretta –. Capisco i problemi di finanziamento, ma nel momento in cui il governo sta riordinando il settore serve muoversi con cautela». Sono «già state annunciate delle interrogazioni», ha aggiunto, «e quella sarà la sede in cui risponderemo». Diverse forze politiche, e molte realtà della società civile e dell’associazionismo impegnate nella lotta alle ludopatie, invocano la rescissione del contratto fra Intralot e Figc (che, secondo il Corriere della Sera, comporta la corresponsione alla federazione di 2 milioni di euro in tre anni). Una decisione che competerebbe alla Figc (firmataria dell’accordo nell’ambito della propria autonomia) e su cui eventualmente il governo potrebbe esercitare una moral suasion, senz’altro autorevole ma non cogente. Dopo la bufera mediatica, la Federazione ha scelto il low profile: nessun logo di Intralot sulle maglie e, durante Italia-Spagna, nessun cartellone con la sigla dello sponsor, ma sui pannelli dietro gli intervistati. L’intesa, del resto, non prevede il nome dello sponsor su maglie e tute o sulle immagini dei giocatori, ma sulla cartellonistica. «Palazzo Chigi intende estendere il divieto anche alla pubblicità indiretta, soprattutto per quanto riguarda le sponsorizzazioni sportive, al fine di evitare il ripetersi di episodi come questo?», chiedono, in un’interpellanza già depositata alla Camera (a firma Mantero, Valente, Baroni, Basilio) i deputati del Movimento 5 Stelle, che domandano esplicitamente al presidente del Consiglio «se intenda adottare  iniziative volte a far recedere la Figc dalla decisione già assunta». Mentre Nicola Fratoianni (Si), componente della commissione parlamentare di Vigilanza sull’emittenza pubblica, ritiene «sconcertante che la Rai si sia trasformata in megafono della Figc prima della partita Italia-Spagna. Uno schiaffo a tutti quei rappresentanti del Parlamento, di ogni schieramento politico, che hanno espresso forti riserve e proteste». Fratoianni si dice «curioso di sapere chi ha autorizzato tale comunicazione a senso unico e quali provvedimenti siano stati presi nei confronti dei responsabili». L’esponente di Si si augura «che qualche spiegazione plausibile venga dai vertici Rai. In caso contrario dovranno venire a spiegarcelo in Parlamento».  Un passo indietro della Federazione sul contratto è definito «auspicabile» e «necessario» da  monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione Cei per i Problemi sociali e il lavoro. Su Radio Vaticana, il presule esprime preoccupazione: «I valori che lo sport dovrebbe trasmettere sono ben altri. E se è già discutibile che alcuni calciatori famosi siano protagonisti di spot che promuovono il gioco d’azzardo, sarebbe ancora più discutibile che la Nazionale di calcio, nella quale si identificano tante persone, adottasse un simile sponsor».
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