Così era scritto. Ma davvero la vogliono riaprire? », ci racconta. Trasferimento ora 'congelato', almeno fino al termine del corso che dovrebbe abilitare lei e altri colleghi alla qualifica di dirigente al movimento. «Meglio così – commenta Caterina –. Non so come avrei fatto con 1.000 euro al mese a permettermi una casa a Catanzaro. Ne ho una qui nel mio paese, dove oltretutto lavora mio marito». La incontriamo nell’unica stanzetta rimasta indenne da danneggiamenti e vandalismi. Il primo piano dove c’era l’abitazione del capostazione è sbarrato. La sala d’attesa e le altre stanze al piano terra hanno muri sfondati e 'istoriati' di graffiti di ogni tipo. Tutto sa di abbandono, come le piante cresciute tra i binari o sulle banchine. Perfino l’albergo a fianco, un tempo un gioiellino, è desolatamente in rovina. Si dice che sia luogo di 'riti satanici' e in effetti all’interno troviamo simboli sospetti, foto di persone morte, macchie di sangue. Nella stanzetta di Caterina i ricordi di un passato glorioso, le foto del convoglio bianco e rosso a gasolio (la linea non è elettrificata), un telefono a manovella, le vecchie tariffe. «C’erano 23 corse dall’alba alle 20,10, mentre quelle dei pullman sono solo 12, dalle 6,46 alle 15,30».
E la differenza si legge anche negli incassi. «Prima, col treno, facevo un fatturato di 3mila euro al mese, ora coi pullman solo 1.000». Una linea ferroviaria molto utilizzata da studenti e pendolari, anche per il bassissimo costo. Da Cittanova a Gioia Tauro il biglietto costava appena 1 euro e 34 centesimi, ora su gomma è quasi raddoppiato, arrivando a 2,40. Un’ulteriore immagine delle occasioni perse in Calabria. Una linea che attraversa paesaggi straordinari, che potrebbe portare i turisti in pochi minuti dalle spiagge ai boschi dell’Aspromonte. Ma anche metropolitana di superficie per i cittadini dell’area, risparmiando spostamenti in auto più costosi e inquinanti. Ma servono progetti concreti. Per ora Caterina continua a presidiare da sola la stazione dove i treni non fermano più.