Archiviato il percorso parlamentare della Buona scuola, al ministero dell’Istruzione stanno già lavorando al dossier delle assunzioni, che a regime saranno 102.734. Già prima dell’approvazione della legge, il ministro Giannini il 7 luglio aveva firmato un decreto per avviare la “fase zero” delle assunzioni a tempo indeterminato, riguardante 36.627 docenti, di cui 14.747 per il sostegno. Queste cattedre saranno assegnate entro il 31 agosto e serviranno a coprire il normale turn over per consentire il regolare avvio del nuovo anno scolastico. Appuntamento sul quale, però, si allungano le ombre del sindacato, che ha già annunciato mobilitazioni proprio per settembre. Questa prima tranche di assunzioni, sarà l’unica ad essere effettuata con le modalità attuali, stabilite dal Testo unico 297 del 1994. Per le successive tornate, entreranno in vigore le nuove regole della Buona scuola. Subito contestate dal sindacato autonomo Anief, secondo cui «2 docenti su 3 rischiano di essere assegnati fuori regione». Il problema sollevato dall’Anief deriva dal comma 98 della legge approvata giovedì dalla Camera, dove si specifica che i candidati alle assunzioni «esprimono l’ordine di preferenza (della sede) tra tutte le province a livello nazionale». E prosegue: «I soggetti che non accettano la proposta di assunzione eventualmente effettuata in una fase non partecipano alle fasi successive e sono definitivamente espunti dalle rispettive graduatorie». Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, «per tanti precari si tratterebbe di una vera beffa». «Sarebbero costretti ad accettare l’assunzione anche in province lontane dalla propria – osserva –. E senza possibilità di scelta: saremmo di fronte a un vero ricatto». Intanto, anche sul versante politico non si placano le polemiche. Anzi, il giorno dopo l’approvazione della legge, già si intensifica il pressing sul Presidente della Repubblica Mattarella, affinché non promulghi la legge. A tirare per la giacca il Colle sono i 5 Stelle, che sul blog di Beppe Grillo rilanciano anche otto domande al ministro Giannini. Al Quirinale si appella pure il comitato “Scuola e Costituzione” di Bologna, mentre il leader di Sel, Nichi Vendola parla della Buona scuola come di «uno strappo e una ferita aperta e irricucibile con la società italiana». Attacchi e accuse che non scalfiscono le sicurezze del premier Matteo Renzi, che ieri ha ricordato: «Abbiamo fatto un investimento sulla scuola con l’assunzione di centomila professori in più, più valutazione, più merito, qualità ed autonomia, con tutte le polemiche, gli scioperi e le polemiche che abbiamo avuto». Gli ha fatto eco il ministro Stefania Giannini («La riforma cerca di livellare le molte diseguaglianze che oggi ci sono»), che si è soffermata sulla polemica legata al gender. «È una roba che non c’entra niente con questa riforma, con la scuola italiana e con il dibattito che ha molto animato questi mesi». Sulla questione gender è tornato anche il sottosegretario Gabriele Toccafondi in un’intervista a Radio Vaticana: «Capisco il problema, perché il problema c’è. Non c’è dentro la Buona scuola, quanto in un insieme». Critico sulla riforma è anche il presidente dell’Associazione genitori Age, Fabrizio Azzolini, che ricorda l’assenza, nella legge, dei permessi per i genitori rappresentanti negli organi collegiali e qualsiasi riferimento al consenso informato per le attività extracurricolari. Positivo, invece, il giudizio del Forum delle associazioni familiari, che guarda alla riforma «con molta attenzione». «Vedremo nel tempo se questa svolta annunciata si concretizzerà – si legge in una nota del Forum – ma i presupposti ci sono tutti. E come genitori ci spetta la grande responsabilità di tornare ad abitare la scuola, insieme ai nostri figli».