L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per il rapimento e la detenzione illegale dell’ex imam di origine egiziana Abu Omar, prelevato nel 2003 a Milano dalla Cia. Secondo i giudici di Strasburgo, l’Italia ha violato il diritto di Abu Omar a non essere sottoposto a tortura e maltrattamenti e il suo diritto al rispetto della vita familiare. "Tenuto conto delle prove, la Corte ha stabilito che le autorità italiane erano a conoscenza che Abu Omar era stato vittima di un'operazione di 'extraordinary rendition' cominciata con il suo rapimento in Italia e continuata con il suo trasferimento all'estero", afferma la Corte. Extraordinary rendition significa azione (sostanzialmente illegale, o per lo meno "extralegale") di cattura/deportazione/detenzione, clandestinamente eseguita nei confronti di un "elemento ostile", sospettato di essere un terrorista. È la seconda volta che uno Stato del Consiglio d'Europa viene condannato per aver cooperato alle "extraordinary rendition" organizzate dalla Cia dopo l'11 settembre 2011: già la Macedonia, infatti, consegnò il cittadino tedesco Khaled El Masri agli Stati Uniti. In quel caso l'uomo fu trasferito in un campo di detenzione in Afghanistan. L'Italia, secondo i giudici di Strasburgo, ha inoltre violato il diritto dell'ex imam e della moglie al rispetto della vita familiare. I giudici hanno quindi stabilito che l'Italia deve pagare 70mila euro a Abu Omar e 15mila a sua moglie per danni morali. La sentenza diverrà definitiva tra 3 mesi se lo Stato italiano non chiederà e otterrà dalla Corte di Strasburgo un nuovo esame davanti alla Grande Camera. L'Italia ha applicato il legittimo principio del segreto di Stato in modo improprio e tale da assicurare che i responsabili per il rapimento, la detenzione illegale e i maltrattamenti ad Abu Omar "non dovessero rispondere delle loro azioni". La Corte afferma che "nonostante gli sforzi degli inquirenti e giudici italiani, che hanno identificato le persone responsabili e assicurato la loro condanna, questa è rimasta lettera morta a causa del comportamento dell'esecutivo". Chi è Abu Omar? Il 6 dicembre 2013 il giudice per le udienze preliminari di Milano Stefania Donadeo ha condannato Osama Mostafa Hassan Nasr, più conosciuto come Abu Omar, a sei anni di carcere per terrorismo internazionale. Il suo sequestro in Italia per conto dalla Cia è considerato uno dei casi più discussi di "extraordinary rendition" nei confronti di persone sospettate di terrorismo. Osama Mostafa Hassan Nasr, più conosciuto come Abu Omar, è un cittadino egiziano con status di rifugiato e residenza in Italia. È l’ex imam della moschea di viale Jenner, a Milano. Il 17 febbraio 2003, mentre camminava per strada a Milano, è stato avvicinato da un uomo che si è identificato come un agente di polizia (in realtà era un agente del Sismi) e gli ha chiesto di mostrargli un documento d’identità. Dopo averlo stordito, l’agente lo ha consegnato alla Cia, che lo ha trasportato alla base Nato di Aviano. Da lì Abu Omar - che era già sotto indagine per terrorismo internazionale in un'inchiesta della Digos - è stato trasferito al Cairo, in Egitto, dove è stato recluso, interrogato e anche torturato per mesi. Scarcerato e riarrestato dalle autorità egiziane, è libero dal febbraio del 2007 e si trova in Egitto.
L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani per il rapimento e la detenzione illegale dell’ex imam di origine egiziana Abu Omar, prelevato nel 2003 a Milano dalla Cia. "Violato il diritto di Abu Omar a non essere sottoposto a tortura".
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