venerdì 9 maggio 2014
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La denuncia penale contro i professori del Liceo romano "Giulio Cesare", colpevoli – secondo i denuncianti – di aver suggerito agli studenti del quinto ginnasio (quindi a ragazzi della presumibile età media di quindici anni) la lettura del libro di Melania Mazzucco "Sei come sei" continua a essere oggetto di accanite discussioni. Personalmente, dubito che questa iniziativa sia stata davvero opportuna sul piano mediatico e davvero fondata, sul piano giuridico-penale. Non c’è alcun dubbio che in questo libro Mazzucco descriva un rapporto omosessuale maschile in modo brutalmente esplicito e molto sgradevole; ma non c’è nemmeno alcun dubbio che non sia possibile qualificare rozzamente questo libro come «osceno» (e questo è il presupposto su cui si fonda la denuncia). Constato che sotto questo profilo, l’iniziativa ha consentito a molti di controdenunciare mediaticamente i denuncianti come bigotti fuori dal mondo, privi di sensibilità letteraria e culturale e, ovviamente, per usare un unico termine riassuntivo di ogni altro, come «fondamentalisti omofobi». Il risultato è che si è andata smarrendo – tranne che su queste pagine – la percezione del vero problema, quello che dovrebbe stare a cuore a tutti, e che non è quello di interdire in un ginnasio la lettura di un qualsiasi libro che contenga pagine "forti". La vera posta in gioco, infatti, concerne la formazione degli adolescenti nella scuola di tutti, in un tempo, come il nostro, caratterizzato da tensioni etico-pedagogiche formidabili. Riassumo la questione in pochi punti essenziali.Primo punto. In un sistema democratico, la scuola ha un legittimo monopolio sulle materie "scolastiche", ma non sulle questioni etiche. Questo significa che non può avere alcun senso contrattare con le famiglie i contenuti dell’insegnamento della matematica o della letteratura, ma ha invece un senso profondo coinvolgerle quando nella scuola entrino tematiche formative e esistenziali, tra le quali principalmente quelle che coinvolgono la sessualità e più in generale la vita.Secondo punto. In ordine alla sessualità degli adolescenti, e più in generale ai temi della vita, non c’è alcun dubbio che esistano divergenze profonde e insuperabili tra prospettive religiose e laiche, metafisiche e materialistiche, "libertarie" e "repressive". Si possono trovare mediazioni pratiche, ma non teoriche tra visioni che banalizzano l’aborto, relativizzano la fedeltà coniugale (e la primaria finalità procreativa della sessualità) e accettano l’eutanasia e quelle invece che condannano l’uccisione della vita prenatale, esaltano l’impegno di coppia, chiedono rispetto per la vita fino alla sua fine naturale e vedono nella generatività dell’uomo un segno della sua immortalità spirituale (come già spiegava Diotima a Socrate).Terzo punto: consegue da quanto detto che la scuola, ogni qual volta si trovi ad affrontare queste tematiche, ha il dovere di non assumere posizioni di parte, ma di attivare nei ragazzi la consapevolezza della complessità dei problemi, offrendo loro letture alternative e chiamando a parlare nelle scuole studiosi di diverso orientamento. È legittimo ad esempio che nelle scuole si parli di omosessualità, ma a condizione di dare contestualmente voce sia a coloro che ritengono che l’omosessualità sia una mera variante del desiderio sessuale, sia invece a coloro che la ritengono un "disordine oggettivo" (secondo la felice formula della dottrina della Chiesa). A scuola si può anche (perché non si dovrebbe?) discutere sull’omofobia e, se si vuole, sul disegno di legge attualmente all’attenzione del Parlamento, ma bisogna lasciare pieno spazio sia a coloro che auspicano che venga approvato il più rapidamente possibile, sia a coloro che ritengono che questo disegno di legge potrebbe (magari contro le intenzioni dei proponenti) limitare un valore politico e democratico fondamentale quale il libero dibattito delle idee, e in particolare la libera valutazione antropologica, religiosa, sociologica, psicologica dell’omosessualità.Quarto punto (conclusivo): è indispensabile che nelle scuole l’offerta formativa sia seria ed equilibrata ed è doveroso (da parte delle autorità scolastiche, ma in generale da parte di tutti) controllare che questo equilibrio venga realizzato e garantito con la massima onestà intellettuale. È un obiettivo faticoso da realizzare, ma imprescindibile, per evitare che iniziative di denuncia penale, come quella contro i docenti del liceo romano, possano inutilmente moltiplicarsi, contribuendo a trasformare legittime e fruttuose contese etiche in sterili tensioni ideologiche.
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