Le parole pesano. Quando un politico importante come Mario Monti dice che il matrimonio è «tra un uomo e una donna», dice una cosa chiara. E, secondo noi, giusta. Quando un altro politico importante come Nichi Vendola dice che è per il «matrimonio gay», dice un’altra cosa chiara. E, secondo noi, sbagliata. Quando politici come Monti dicono con nettezza che c’è il «matrimonio» e che ci sono «altre forme di convivenza» (sottolineiamo quell’«altre» che vuol dire non dello stesso tipo, cioè non matrimoniali) dicono una cosa corretta. Quando politici, come Anna Finocchiaro o come – per la seconda volta in poco tempo – Pier Ferdinando Casini, dicono di "no" (con più intensità Casini, con meno Finocchiaro) al «matrimonio gay» ma poi parlano con ambivalenza di «diritti civili di convivenza» o «diritti civili di coppia» dicono una cosa che non hanno pensato abbastanza o che hanno pensato troppo. E, secondo noi, male. I diritti (quelli veri) delle singole persone e le relazioni affettive e/o patrimoniali tra chiunque non sono pericolose, non si discutono e non possono essere inventate per legge. Le operazioni simil-matrimoniali sono invece socialmente rischiose (perché oggettivamente capaci di intaccare il bene matrimoniale), sono assolutamente discutibili e denunciabili, ma purtroppo – l’abbiamo visto fuori d’Italia – sono anche "inventabili" per legge. Per questo, le parole pesano. Tanto. E sempre. Ma soprattutto – e pensiamo all’onorevole Casini – quando questioni così grandi vengono liquidate in battute solo apparentemente calibrate, ma dal sapore politico piccolo piccolo.