"Mi attendo che 'svegliate il mondo', perché la nota che caratterizza la vita consacrata è la profezia": è l'esortazione che Papa Francesco rivolge al mondo dei consacrati e della consacrate in una
Lettera pubblicata alla vigilia dell’inaugurazione dell’Anno della Vita consacrata che inizia domenica 30 novembre, prima domenica di Avvento. La Lettera elenca gli obiettivi, le attese e gli orizzonti di quest’Anno speciale che si concluderà il 2 febbraio 2016 e si ispira all’Esortazione “Vita Consecrata” di San Giovanni Paolo II. Il servizio di Stefano Leszczynski per la Radio Vaticana.
Tre gli obiettivi prioritari che Papa Francesco indica ai consacrati e alle consacrate nella realizzazione della propria vocazione: innanzitutto, “guardare il passato con gratitudine”, per tenere viva la propria identità, senza chiudere gli occhi di fronte alle incoerenze, frutto delle debolezze umane e – dice Francesco – forse anche dell’oblio di alcuni aspetti essenziali del carisma. Dunque, il secondo obiettivo che è quello “vivere il presente con passione”, vivendo il Vangelo in pienezza e con spirito di comunione; e terzo, “abbracciare il futuro con speranza”, senza farsi scoraggiare dalle tante difficoltà che s’incontrano nella vita consacrata, a partire dalla crisi delle vocazioni.
Non cedete – avverte Francesco rivolgendosi ai più giovani - alla tentazione dei numeri e dell’efficienza, meno ancora a quella di confidare esclusivamente nelle vostre proprie forze. La fantasia della carità – ribadisce il Papa – non conosce limiti ed ha bisogno di entusiasmo per portare il soffio del Vangelo nelle culture e nei più diversi ambiti sociali. Saper trasmettere la gioia e la felicità della fede vissuta nella comunità, infatti, fa crescere la Chiesa per capacità di attrazione.
E’ la testimonianza dell’amore fraterno, della solidarietà, della condivisione a dare valore alla Chiesa. Una Chiesa che deve essere fucina di profeti, e in quanto tali capaci di scrutare la storia nella quale vivono e di interpretare gli avvenimenti, denunciando il male del peccato e le ingiustizie. Francesco non si aspetta che i consacrati tengano vive delle “utopie”, ma che sappiano creare “altri luoghi”, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, della diversità, dell’amore reciproco.
Luogo ideale perché ciò avvenga sono le comunità dell’Istituto di cui si fa parte e che non deve risolversi in una realtà isolata. Anzi, il Papa auspica proprio che questo Anno della Vita Consacrata sia occasione di una sempre più stretta collaborazione tra le differenti comunità - anche di Chiese differenti - nell’accoglienza dei rifugiati, nella vicinanza ai poveri, nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazione alla vita di preghiera.
Nella Lettera ai consacrati e alle consacrate Papa Francesco non dimentica l’importante ruolo dei laici che, con i consacrati, condividono ideali, spirito e missione. Di qui l’ultima esortazione contenuta nella Lettera e riservata ai fratelli nell’episcopato affinché siano solleciti nel promuovere nelle rispettive comunità “i distinti carismi, sostenendo, animando e aiutando nel discernimento così da far risplendere la bellezza e la santità della vita consacrata nella Chiesa”.