Parlando alle autorità civili armene, il Papa ha ricordato la celebrazione di un anno fa a San Pietro per fare «memoria del centenario del Metz Yeghern, il
“Grande Male”, che colpì il vostro popolo e causò la morte di un'enorme moltitudine di persone». «Quella tragedia, quel genocidio - ha affermato il Papa - inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l'intento di
annientare interi popoli».
LA RELIGIONE NON È LUOGO DI CONTESA.
In un altro dei passaggi del discorso (leggi il TESTO integrale) tenuto da Papa Francesco di fronte alle autorità civili e al Corpo diplomatico: «È di vitale importanza che tutti
coloro che dichiarano la loro fede in Dio uniscano le loro forze
per isolare chiunque si serva della religione per portare avanti
progetti di guerra, di sopraffazione e di persecuzione violenta,
strumentalizzando e manipolando il Santo Nome di Dio». IL SALUTO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.
"Dovevo venire in Armenia per
esprimere il mio affetto per il vostro popolo". Con queste
parole Papa Francesco ha introdotto il dialogo con il
presidente armeno Serzh Sargsyan, nel palazzo presidenziale di
Yerevan. Prima che i giornalisti fossero esclusi dalla
conversazione, il Papa ha ringraziato il presidente della
visita compiuta l'anno scorso in Vaticano e Sargasyan ha
ricordato che ricorrono i 25 anni delle relazioni diplomatiche
tra la Santa Sede e l'Armenia sottolineando: "Sembrano pochi 25 anni ma sono
successe tante cose, a cominciare dalla visita di San Giovanni Paolo II del 2001".
Il segretario di Stato Pietro Parolin, in un altra sala del Palazzo ha firmato un accordo di collaborazioen tra Santa Sede e Armenia in campo filatelico.
IL PRIMO DISCORSO IN TERRA ARMENA (leggi
TESTO). Il mondo attende dai cristiani una testimonianza di “reciproca stima e fraterna collaborazione”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo primo discorso in terra armena prendendo la parola nella
Cattedrale della Sede Apostolica di
Etchmiadzin.
“Il mondo - ha detto il Papa - è purtroppo segnato da divisioni e conflitti, come pure da gravi forme di povertà materiale e spirituale, compreso lo sfruttamento delle persone, persino di bambini e anziani”. Da qui l’urgenza di lavorare per l’unità delle Chiese.
“Il paziente e rinnovato impegno verso la piena unità, l’intensificazione delle iniziative comuni e la collaborazione tra tutti i discepoli del Signore in vista del bene comune - ha infatti sottolineato Francesco -, sono come luce fulgida in una notte oscura e un appello a vivere nella carità e nella mutua comprensione anche le differenze. Lo spirito ecumenico acquista un valore esemplare anche al di fuori dei confini visibili della comunità ecclesiale, e rappresenta per tutti un forte richiamo a comporre le divergenze con il dialogo e la valorizzazione di quanto unisce”.
Sempre questo spirito di stima reciproca e di collaborazione “impedisce la strumentalizzazione e manipolazione della fede” e “si offre in tal modo al mondo - che ne ha urgente bisogno - una convincente testimonianza che Cristo è vivo e operante, capace di aprire sempre nuove vie di riconciliazione tra le nazioni, le civiltà e le religioni. Si attesta e si rende credibile che Dio è amore e misericordia”. “Quando il nostro agire - ha concluso Francesco - è ispirato e mosso dalla forza dell’amore di Cristo, si accrescono la conoscenza e la stima reciproche, si creano migliori condizioni per un cammino ecumenico fruttuoso e, nello stesso tempo, si mostra ad ogni persona di buona volontà e all’intera società una concreta via percorribile per armonizzare i conflitti che lacerano la vita civile e scavano divisioni difficili da sanare”.
IL SALUTO DEL CATHOLICOS KAREKIN II.
“Siamo profondamente toccati dal fatto che ha accettato il nostro invito ed ha deciso di visitare l’Armenia”. Con queste parole Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni, ha salutato Papa Francesco al suo arrivo a Etchmiadzin, dove soggiornerà con tutto il suo seguito per questi tre giorni di viaggio apostolico in Armenia.