"È tempo di rimettere al centro le cose che contano, tra queste la scuola merita un'attenzione speciale, perché se non si investe su di essa difficilmente un Paese riprende a crescere". Lo dice il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco in un'intervista a Famiglia Cristiana in vista dell'incontro di Papa Francesco con il mondo della scuola il prossimo 10 maggio. La Chiesa ritiene la scuola "decisiva per dare a tutti la possibilità di una crescita integrale". "Una società che non destina energie economiche e, ancor prima, risorse personali per la scuola, cioè per la formazione e l'innovazione, finisce per perdere il treno della ripresa", dice il card. Bagnasco a Famiglia Cristiana evidenziando che "la strada di un'autentica trasformazione, infatti, non è mai solo legata alle strutture esterne, ma sempre alla qualità culturale delle persone". La Chiesa considera la scuola "decisiva" e per questo si è pensato di mobilitare quelli che ogni mattina vanno a scuola, cioè alunni e docenti, ma anche famiglie, "per una festa che metta l'accento non tanto sui problemi quanto sulle potenzialità di questa straordinaria avventura educativa", dice il presidente della Cei riferendosi all'incontro con Papa Francesco sabato 10 maggio. Per Bagnasco "una generazione che abdica al compito di offrire una chiara lettura della realtà, rinuncia di fatto a educare e abbandona alla solitudine i più giovani che, anche senza saperlo esprimere, chiedono di essere accompagnati e di avere davanti a sé esempi autorevoli e convincenti". "Non deve stupirci poi - prosegue il cardinale - se i giovani sono 'sdraiatì, quando prima sono stati derubati di qualsiasi slancio spirituale e di qualsiasi meta ideale". Il presidente dei vescovi italiani rileva ancora che "i ragazzi di oggi, come quelli di sempre, sono inquieti. Questo, però, non è un problema ma una possibilità. Non bisogna sterilizzare e, peggio ancora, normalizzare questa inquietudine, che è il riflesso del desiderio umano che quando si è più giovani si manifesta con insolita effervescenza. Al contrario, bisogna educare il desiderio che si contrappone alla necessità e aprirlo al bene che è sempre un 'di più', a cui bisogna allenarsi con disciplina e intelligenza". Infine parlando della "contrapposizione" tra scuola statale e paritaria, Bagnasco dice che "esiste solo nella testa di alcune menti ottocentesche, ancora presenti, ahimè, nel nostro Paese".
"Chi continua a rappresentare una guerra tra poveri, dove la scuola statale si fronteggia con quella paritaria, dimentica un elementare dato di fatto: se chiudessero di colpo tutte le scuole paritarie in Italia, si produrrebbe una crisi del sistema e un danno economico. Anche perché mediamente un alunno della scuola statale costa circa 6-7 mila euro, mentre lo stesso alunno se frequenta la scuola paritaria costa 7-800 euro", conclude il cardinale.