Fratel Ettore torna alla Stazione Centrale di Milano. Là dove la straordinaria avventura di carità del camilliano ha avuto la svolta decisiva, alla fine degli anni ’70, nella «compagnia» dei poveri, dei disperati, dei senza dimora che avevano eletto lo scalo ferroviario ad approdo e rifugio. Sabato 14 giugno alle 21 nella «Galleria delle carrozze» andrà in scena (a ingresso gratuito) lo spettacolo «Ettore dei poveri», portato in scena da un gruppo di ex clochard, che racconteranno la vita del «folle di Dio» attraverso il linguaggio del teatro di marionette. Lo spettacolo – che ha la regia di Emanuele Fant e la consulenza della storica compagnia Carlo Colla e figli di Milano – sarà il primo di una serie di iniziative promosse dall’Opera Fratel Ettore per celebrare il decennale della morte del camilliano, spentosi il 20 agosto 2004 a causa di un tumore, ed ha il patrocinio del Consiglio regionale della Lombardia, nella cui sede di Palazzo Pirelli è stato presentato.
«PROVOCAZIONE PER LA POLITICA, SGUARDO SULLE PERIFERIE» «Fratel Ettore è un richiamo e una provocazione anche per la politica: con queste iniziative riconosciamo il valore civile della sua figura e della sua opera», ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, spiegando le ragioni del patrocinio. Il camilliano «ci ha insegnato a vedere le periferie esistenziali che sono nel cuore delle nostre città», ha sottolineato il direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio. «Ogni candidato alla santità ha una virtù peculiare che lo identifica. Quella di fratel Ettore è la carità: un’enorme, sconfinata carità – ha affermato Francesca Consolini, postulatrice della causa del religioso –. Speriamo di aprire entro la fine del 2014 il processo diocesano, per poter mandare tutto a Roma entro la fine del 2015 o all’inizio del 2016». «La povertà è un valore. La miseria invece è da combattere. Come la ricchezza eccessiva, scandalo che grida al cielo. Ecco la provocazione di fratel Ettore. Che a chi voleva aiutarlo, diceva: aiutateci a essere poveri. Ma se con i vostri soldi volete farci smarrire il valore dell’essenzialità, la bellezza della povertà evangelica e del Vangelo delle beatitudini, beh, allora teneteveli i vostri soldi», ha raccontato suor Teresa Martino, responsabile dell’Opera Fratel Ettore, che ha aperto la conferenza stampa invitando i presenti a recitare insieme un’Ave Maria. Anche questo è stato un modo per tornare "al cuore" del camilliano, che viveva – e condivideva con tutti – una profondissima devozione mariana.
FRA TEATRO, SCUOLE E DEVOZIONE MARIANA E sarà proprio una processione con la statua della Madonna di Fatima – venerdì 13 giugno – a porre sotto il segno della Madre di Cristo le manifestazioni per il decennale della morte del camillano. La processione si terrà dalla Stazione Centrale a piazza Duomo. Sabato 14, in Centrale, lo spettacolo «Ettore dei poveri». A fine luglio in alcuni quartieri della periferia di Milano andrà in scena l’anteprima di un nuovo spettacolo realizzato dagli ospiti delle case di accoglienza di fratel Ettore. S’intitolerà «Sabatino» e racconterà la storia del primo, storico collaboratore del camilliano. Il 27 e 28 agosto l’Opera Fratel Ettore sarà ospite del Meeting di Rimini dove porterà «Sabatino». A settembre a Casa Betania di Seveso (Monza), dove è sepolto fratel Ettore, si rinnoverà l’appuntamento del Triduo della Croce. Sempre a settembre lo spettacolo «Ettore dei poveri» verrà replicato per i ragazzi delle scuole medie.
"ETTORE DEI POVERI", lo spettacolo di marionette
Fratel Ettore in un servizio della trasmissione Superflash condotta da Mike Bongiorno (fine anni 80)
La conferenza stampa di mercoledì 11 giugno
DALLA CAMPAGNA MANTOVANA ALLE FERITE DELLA CITTA’
È Roverbella, in provincia di Mantova, il luogo in cui Ettore Boschini ha visto la luce il 25 marzo 1928. Nasce in una famiglia di agricoltori benestanti. Ma a causa della crisi che colpisce il settore, è costretto a interrompere gli studi e dedicarsi al lavoro agricolo per sostenere la famiglia. Il 6 gennaio 1952 entra come fratello laico nei Camilliani. Dopo alcuni anni prende i voti e consacra la vita al servizio dei malati. Arriva a Milano nei primi anni ’70. E scopre la «crisi delle strade» e il disagio sociale per le vie della città. Inizia così ad ospitare alcuni senza tetto negli ambulatori della clinica San Camillo. Nel 1970 organizza il primo vero e proprio rifugio in via Sammartini, in uno dei tunnel della Stazione Centrale. Facile trovare l’ingresso del rifugio: davanti saluta gli ospiti ed i visitatori una statua della Madonna. Negli anni ’80 e ’90 fonda altre case di accoglienza per senza tetto, emarginati, immigrati, in Lombardia, in altre regioni d’Italia e in America Latina. Il Comune di Milano lo premia con l’Ambrogino d’Oro, il Consiglio regionale con la medaglia al valor civile. Il 20 agosto 2004 muore. Aveva un tumore. Così la sua prossimità ai sofferenti si è fatta ancora più piena e radicale: si è fatta immedesimazione.