«Contemplare il mistero della misericordia – ha scritto papa Francesco nella
Misericordiae vultus – è fonte di gioia, di serenità e di pace». Lo attesta l’esperienza di tante claustrali che elevano a Dio un inno incessante di lode e riconoscenza. Per tutte, la testimonianza di madre Teresa dell’Amore misericordioso, superiora delle monache passioniste di Genova Quarto. «Il Signore – racconta – è vicino a ciascuno di noi con infinita tenerezza, ci circonda con mille premure, ci accompagna e ci aiuta anche nei più piccoli dettagli. Vedere l’amore particolare di Dio per ciascuno di noi ci dà entusiasmo e slancio. Così impariamo ad uscire da noi per andare verso gli altri, superando il nostro egoismo. Attraverso le persone e le situazioni del quotidiano possiamo incontrare il Signore. È dolce leggere la nostra storia e l’intera storia dell’umanità nella luce di Dio».
Come ha sperimentato nella sua vita l’incontro con la misericordia di Dio? L’incontro decisivo per me avvenne a diciotto anni, tramite la lettura del libro
Storia di un’animadi santa Teresa di Lisieux. Mi colpì scoprire che, in punto di morte, santa Teresa era contenta di vedersi con dei difetti. Aveva questa pace perché si rendeva conto di ricevere tutto da Dio. Proprio contemplando l’amore misericordioso di cui parla santa Teresa, ho sentito sbocciare in me la vocazione, insieme ad una grande gioia. La felicità provata in quei momenti mi ha confermata nella mia scelta. A diciannove anni sono entrata in convento. Dopo alcuni mesi ho ricevuto un altro dono grandissimo: la chiamata al sacerdozio di mio fratello Gian Piero, per la cui vocazione avevo tanto pregato. Ora so che tutto è dono, anche le difficoltà che il Signore mi ha aiutata a superare lungo il cammino.
Lei dice che la misericordia di Dio ci raggiunge anche quando soffriamo... Soprattutto allora. A volte Dio stesso ci libera dalle prove, a volte dice: «Ti basta la mia grazia». Comunque non siamo mai soli. Lui è sempre con noi. Senza l’aiuto di Dio, non mi sarebbe stato possibile restare in monastero col mio carattere esuberante ed impulsivo. È vero, la salvezza viene dal Signore, nella mia vita ha agito la sua misericordia.
La stessa misericordia agisce anche nella storia dell’umanità? Senza dubbio. Il limite che Dio ha dato al male è proprio la sua misericordia, come sottolineava san Giovanni Paolo II nella
Dives in Misericordia. Può sembrare assurdo, lo so. Il nostro istinto è bloccare il male col male, rispondere alla violenza con altra violenza. Ma così si ottiene unicamente il dilagare dell’odio. Il male si vince solo col bene, con l’amore, con il perdono.
Come educarci alla misericordia? Innanzitutto con la preghiera. Dio ci chiede una cosa che per noi è impossibile: il perdono. Ma Dio stesso ci rende capaci di ciò che non sappiamo fare: basta che invochiamo il suo aiuto. Contemplando a lungo Gesù in croce, impariamo a reagire come Lui. Se ricordiamo i nostri peccati e la bontà con cui Dio ci ha assolti, impariamo a guardare gli altri con occhi umili e pieni di tenerezza. Come questo Papa meraviglioso ci ripete di continuo, Dio ci perdona sempre. A nostra volta siamo chiamati a non giudicare, a non distruggere gli altri con chiacchiere spietate, con azioni malvagie, con l’indifferenza. Ci educhiamo alla misericordia purificando da ogni durezza i nostri cuori. Dobbiamo partire dai nostri pensieri, renderli pieni di carità. Così potremo compiere nel quotidiano tanti semplici gesti pieni d’amore, portando gli uni i pesi degli altri.
Come vivere questo Anno della misericordia? Aprendoci al dono di Dio, per l’intercessione di Maria, Madre della misericordia. Solo la grazia rende i nostri occhi capaci di vedere il bene che se non è in atto è in potenza. Il “nemico” di oggi può diventare l’amico di domani, se con l’aiuto di Dio io riesco ad amarlo, se lo amo più di quanto sono riuscita a fare in passato. Le ferite non ci sono date perché le facciamo andare in cancrena a furia di rovistarci dentro, ma perché col perdono possano fiorire in tanta luce.