martedì 21 febbraio 2012
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​Una grande festa della Chiesa. Un momento «di gioia», in cui «la Chiesa gli si è stretta intorno» per manifestargli «il proprio affetto». «Nelle grandi perplessità del nostro tempo, lui è la colonna che tiene. Lo fa con semplicità, senza fracasso». Il cardinale Georges Cottier, novant’anni ad aprile, per quasi vent’anni teologo della Casa Pontificia, racconta i quattro giorni del quarto Concistoro di Benedetto XVI. Che hanno confermato, dice con un occhio – disincantato – rivolto alle polemiche delle ultime settimane, come «la sua principale preoccupazione sia che i cristiani tornino ai temi centrali della fede».Come ha visto il Papa in questi giorni?Mi ha colpito la sua serenità. Certamente soffre di tutte le cose che sono state dette dai media in questi giorni, ma il fondo dell’animo è sereno. È la forza dello Spirito Santo che guida la sua vita. È la sua fede. La vocazione specifica di Pietro è di sostenere la fede dei fratelli. Ecco, in tutte le difficoltà, in tutte le grandi perplessità, lui è la colonna che tiene. Può apparire un po’ stanco, ma in questi giorni ha fatto una sintesi stupenda di quel che dev’essere l’atteggiamento dei credenti, non cercare mai potere ma il servizio, fino al martirio se necessario, sull’esempio di Gesù. L’opinione pubblica superficiale si interessa a certe cose, ma l’interesse della Chiesa che professa la sua fede in Gesù è un altro. Ed è bellissima la testimonianza di quest’uomo che umile, semplice, modesto, ha questa forza spirituale così intensa, capace di trasmettere pace.Insomma, si può dire che, per lui, è un modo di andare "oltre".Sì, certamente. Lui lascia passare queste "ondate" che vorrebbero scuotere la Chiesa, questo grande agitare le acque, perché sa che il movimento di fondo va oltre. Mi è capitato di riflettere nei giorni scorsi su tutto questo, e proprio durante le giornate del Concistoro, confrontandomi con altri confratelli, ho constatato che non ero stato il solo ad avere un certo pensiero. Che è questo: in tutto l’agitarsi attorno alla Chiesa, si può vedere l’opera del maligno al lavoro. Nel senso che se la Chiesa fosse assopita nella mediocrità, o occupata solo di intrighi, rivalità, il diavolo non avrebbe molto da fare. Ma se agita molto le acque allora vuol dire che c’è vitalità nella Chiesa, che il maligno vuole contrastare. E questa vitalità è la forza della fede, è la vita cristiana che si manifesta in tutto il mondo.Dove si vede questa vitalità?Proprio qualche tempo un confratello, che viaggia molto, mi parlava di come, in tutto il mondo, i giovani abbiano in qualche modo reinventato il senso dell’adorazione eucaristica. Ecco, questi sono davvero segni di grande vitalità, è lì che è la realtà della Chiesa: una realtà che non dev’essere offuscata dai peccati dei cristiani. Ed è questo in fondo il mistero della Chiesa, che è santa e che ha dei membri che sono peccatori, ma sono chiamati a divenire santi. Allora se è a questo che tutti siamo chiamati, alla santità, siamo allora chiamati anche a dare testimonianza, ad avere una vita coerente con quello che professiamo. Il Papa, anche in questi ultimi giorni, ha citato la parola di Paolo VI, che diceva la nostra epoca è più sensibile ai testimoni che ai maestri, e ancor di più ai maestri che siano anche testimoni. Ecco, questo dovrebbe essere il programma di tutti noi. Di tutti i cristiani, ma certamente ancora di più di quanti abbiamo responsabilità particolari.Quale esempio ci dà Benedetto XVI?Un esempio grandissimo, quotidiano. Ha 85 anni, come ho detto prima a volte appare stanco, e ciò è del tutto normale; i falsi romanzi che si sono sentiti in giro, anche a questo riguardo, certamente lo fanno star male... Però noi vediamo come, alla sua età, riesce a fare delle cose straordinarie: l’abbiamo visto a Madrid, o in Germania, dove ci ha ricordato che le strutture più belle, se sono vuote di fede, non valgono nulla. Lo abbiamo visto quando è andato in visita a Rebibbia. E tra un po’ andrà in Messico e a Cuba. Le sue catechesi del mercoledì sono straordinarie. Ecco, dobbiamo guardare a queste cose. Che lui fa sempre con questa idea guida, che il problema fondamentale, specialmente dell’Europa e dell’Occidente è il bisogno della rievangelizzazione, a causa della perdita della fede. È questa la linea di forza del suo pontificato, questo invito a ri-guardare all’amore di Gesù, all’Eucaristia, ai temi centrali della fede cristiana. È di questo che parla il Papa, perché è questo che interessa il mondo.
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