Eminenza, Benedetto XVI a inizio pontificato si è definito “un umile servo nella Vigna del Signore”. Cosa vuol dire in rapporto al modo in cui il Papa in questi 7 anni ha inteso e vissuto il ministero di Pietro?Questa definizione è uno specchio della personalità spirituale di Benedetto XVI. La sua vita è interamente dedita al servizio della Chiesa, compito che ritiene “umile”. Non dimentichiamo che è il successore di Giovanni Paolo II. Dobbiamo riconoscere oggettivamente che non era e non è una successione facile. Ratzinger sta vivendo il ministero petrino in modo meraviglioso, rimanendo sé stesso. La formula non è dunque retorica, ma risponde ad una sua convinzione profonda.È stato scritto e detto che c’è una continuità con il magistero di Giovanni Paolo II, ma è anche stato osservato che esistono degli elementi di discontinuità. C’è chi rileva una minor apertura rispetto al predecessore, soprattutto riguardo al Vaticano II, alla liturgia, ad esempio.Benedetto XVI ha a cuore la realizzazione del Concilio Vaticano II. Quest’anno celebriamo i 50 anni dall’inizio di quel grande evento e per questo ci sarà da ottobre l’Anno della fede. Come si sa il Concilio è stato interpretato in modi diversi. Chi non è d’accordo oggi con Benedetto XVI, non lo era neppure con Giovanni Paolo II. Le accuse sono le stesse. La chiave per capire questo pontificato, relativamente al Concilio Vaticano II, è il discorso che il Papa ha fatto alla Curia romana a Natale 2005, dove ha spiegato cosa significa nella Chiesa il rinnovamento nella continuità. Come temperamenti questi due papi sono molto diversi. Ratzinger è stato sempre un professore, viene da un Chiesa molto tradizionale, quella della Baviera. Giovanni Paolo II prima di tutto ha viaggiato moltissimo, ha colto i problemi del mondo, la sua personalità fin dall’infanzia ha dovuto lottare molto, ha sperimentato condizioni di vita violente, ha fatto l’esperienza dell’occupazione nazista e comunista. Il contesto dunque spiega anche una differenza di approccio alle situazioni. I problemi più gravi oggi sono la perdita lenta, costante e discreta della fede. La gente si allontana dalla Chiesa, dunque per papa Ratzinger, la testimonianza della fede è prioritaria.Nel libro-intervista “Luce del mondo” con Peter Seewald, il Papa ha definito il filo conduttore della sua vita “un cristianesimo che dà gioia e allarga gli orizzonti”. Secondo lei, con quali scelte Benedetto XVI sta indicando alla Chiesa che la strada da percorrere è quella dell’annuncio di un cristianesimo lieto?Nella sua prima Enciclica Benedetto XVI ha parlato della speranza. La speranza è apertura su un avvenire positivo e pieno di luce. Dopo il crollo delle grandi ideologie la gioventù oggi è perplessa e senza punti di riferimento. Tanti giovani non sanno cosa fare della loro vita e la società non li favorisce. Pensiamo all’Europa che ha una media del 10% di disoccupati e tra questi la percentuale dei giovani è enorme. Questi problemi, 20 anni fa, erano forse già in germe ma non si ponevano con l’assillo di oggi. Davanti a questo vuoto Benedetto XVI ha percepito benissimo che la tentazione è disperare o sciupare una vita che sembra non avere senso. La risposta cristiana è invece una parola di gioia, un invito a cogliere la bellezza della vita. Giovanni Paolo II diceva che “c’è affinità tra la gioventù e la fede cristiana, perché la fede è inventiva, riparte sempre, supera gli ostacoli”. Il Papa attuale dice, con altre parole, la stessa verità.Eminenza, non trova che questa gioia oltre ad essere carente nella società, talvolta manchi anche nella Chiesa?È vero. Per questo Benedetto XVI reagisce proclamando l’Anno della fede per ritrovare il vero senso del cristianesimo. Alcuni lo hanno detto: dobbiamo essere attenti a non presentare una Chiesa che dice sempre “no”, perché il messaggio evangelico è un “sì” alla vita. La risurrezione dei morti è il grande “sì” alla vita, quella eterna! L’Alleluia è la parola fondamentale del cristianesimo.Ci sono iniziative che evidenziano una contestazione non banale interna alla Chiesa. Penso all’iniziativa dei parroci austriaci, menzionata dal Papa nella sua omelia alla Messa crismale del Giovedì Santo. Lei cosa pensa di queste proteste che hanno come oggetto il celibato dei preti e l’accesso delle donne al sacerdozio?Benedetto XVI rispondendo ha citato Giovanni Paolo II su questi temi. Queste proteste ci sono sempre state nella Chiesa. Il problema nuovo è che hanno una risonanza straordinaria a causa dello sviluppo dei Media. Se io recito il Credo, ai Media non interessa, se protesto invece interessa a tutti.Veniamo allora alla comunicazione. Eminenza, cosa pensa di tutti i pettegolezzi ecclesiali, dei battibecchi e dissapori interni alla Curia romana che sono finiti, con tanto di dossier, nelle mani dei Media e sono stati pubblicati nelle scorse settimane suscitando molti rumori. Si potrebbe dedurre poco controllo da parte dell’autorità vaticana… Ci sono sia delle invenzioni sia dei fatti veri. Per esempio, che dei documenti siano stati rubati è uno scandalo. Ci vuole buonsenso. La gente della Curia è come tutti noi, ha i suoi limiti. È anche vero che in queste vicende sono emersi battibecchi molto umani che chiedono un richiamo alla santità, al bisogno di tendere alla perfezione evangelica. Più una persona ha delle responsabilità, più dovrebbe sentirsi obbligato in questo senso ad un cammino di santità.Giovanni Paolo II è stato definito un mistico e, a cascata, anche tutto il resto: filosofo, poeta, attore in gioventù, sportivo, teologo e altro ancora. Di papa Ratzinger cosa si può dire, come lo si potrebbe qualificare?Si deve dire che è un uomo di Dio. L’aspetto carismatico era molto più evidente in Giovanni Paolo II, mentre la vita interiore di Benedetto XVI è più pacifica. Giovanni Paolo II era un uomo che affrontava di petto i problemi, lottava, si batteva anche con la sofferenza, perché l’offerta di sé stesso nella malattia è stato un aspetto fondamentale. Benedetto XVI ha un atteggiamento pacifico, non drammatizza le situazioni, non è turbato dagli avvenimenti. Vive la gioia che predica, nella forma di una profonda serenità.E davanti ad un grave problema come lo scandalo pedofilia, lei come ha visto reagire Benedetto XVI?È stato molto forte, non è turbato dai problemi, li affronta, li domina. Non era facile davanti ad una massa simile di scandali, ma lui è stato veramente il Papa che ha saputo rispondere a queste faccende.Il Pontefice lunedì ha compiuto 85 anni. Qualcuno si chiede: come si fa a guidare una realtà complessa come la Chiesa all’età di 85 anni?Benedetto XVI ne parla in “Luce del mondo” dove dice che quando si accorgerà di non riuscire più a guidare la Chiesa, valuterà l’opportunità di dare le dimissioni, se necessario. È una risposta che solo lui può dare. Per il momento è in buona salute e svolge una grande attività. Pensiamo ai viaggi in Messico e Cuba seguiti, tre giorni dopo, dalla liturgia delle Palme e dalla Settimana Santa. Chiunque sarebbe stanco, ma lui sta bene ed è, soprattutto, un uomo lieto. (da Giornale del Popolo)
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La speranza della fede non è qualcosa che possiamo creare e gestire con le nostre sole forze, quanto piuttosto Qualcuno che viene a noi, trascendente e sovrano, libero e liberante per noi