Incontri pubblici e incontri privati. Occasione per conoscersi, certo, ma anche per riaffermare «con forza», innanzitutto attraverso gesti inediti e straordinari, «che il cammino ecumenico va avanti». Dallo scisma del 1054, per la prima volta un patriarca ortodosso ha voluto essere presente alla Messa d’inizio pontificato (e anche prima, mai un patriarca di Costantinopoli l’aveva fatto) a sottolineare la comunione col successore di Pietro. E, per la prima volta, s’è sentito un vescovo di Roma chiamare «mio fratello Andrea» il patriarca ecumenico di Costantinopoli, richiamando la discendenza delle due Chiese dai fratelli apostoli Pietro e Andrea, che porta a definirle
Chiese sorelle. Bartolomeo I, al momento di ripartire, ieri sera, per Istanbul, ha molti motivi per essere contento.
In che momento, e perché, ha deciso di venire a Roma per la Messa d’inizio pontificato di papa Francesco?È stata una decisione presa quasi immediatamente, dopo aver ascoltato il suo primo saluto al popolo dopo l’elezione, e il suo definirsi
vescovo di Roma. Si è trattato di un gesto molto importante, di un grande significato dal punto di vista ecumenico. E per questo abbiamo pensato di dare a nostra volta un segno in direzione dell’unità, per rompere con una tradizione bloccata dentro steccati, recinti antichi. Ecco, la decisione di venire a Roma è nata così, molto semplicemente.
Oltre ai momenti pubblici, ha avuto anche due incontri privati con il nuovo vescovo di Roma, uno dei quali anche piuttosto lungo. Che persona ha trovato?Mi ha molto impressionato, davvero. È un pastore, ed è un buon pastore, del quale la Chiesa cattolica ha bisogno. Prima non lo conoscevo, ma mi sembra che ci siamo trovati subito a ragionare sulla stessa lunghezza d’onda. Ho trovato di grandissimo interessante la sua omelia di ieri (martedì,
ndr) sul custodire la creazione come impegno comune dei cristiani, che come forse sa è uno dei punti centrali nell’azione del Patriarcato ecumenico.
Che cosa vi siete detti nei vostri incontri privati?Abbiamo parlato a lungo proprio della custodia del creato, dei temi della difesa dell’ambiente e della pace, e naturalmente del dialogo ecumenico, a cominciare dall’impegno per far progredire il dialogo teologico (della delegazione di Costantinopoli faceva parte tra gli altri anche il metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo, copresidente della Commissione teologica mista tra cattolici e ortodossi,
ndr). La volontà di andare avanti è comune, ed è stato importante riaffermarlo proprio all’inizio del ministero di papa Francesco.
L’ha invitato a Costantinopoli?Sì, l’invito è stato fatto per la festa di sant’Andrea, che cade il 30 novembre. Non so, non sappiamo, se sarà possibile realizzare la visita quest’anno, o se si dovrà aspettare il prossimo; ne abbiamo parlato insieme, e sappiamo che ci sono questioni diplomatiche che vanno affrontate e risolte, ma entrambi speriamo si possa fare quanto prima.
Non è stato questo però l’unico invito che ha rivolto al Papa.No, infatti. Nel 2014 sarà anche il cinquantesimo anniversario dell’abbraccio a Gerusalemme tra il patriarca Atenagora e Paolo VI e sarebbe bello poter ricordare quell’avvenimento nello stesso luogo, in un pellegrinaggio insieme in Terra Santa. E infine l’ho anche invitato a inaugurare insieme una mostra che, nel gennaio del 2015, si terrà sul Monte Athos.