Scola: «Ora accompagna dal cielo la chiesa milanese» «Mi auguro che tutti noi possiamo vivere con fede questo momento di passaggio del cardinal Martini, testimone di una vita offerta e donata a Dio secondo una varietà di forme: intellettuale, grande biblista, rettore di università e pastore». Così il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, commenta la morte del cardinale Carlo Maria Martini. «Personalmente - dice alla Radio Vaticana -, ho avuto la possibilità di un ultimo lungo colloquio con lui sabato scorso, da cui ho ricavato sostegno e aiuto per questo delicato ministero. Sono certo che ora il cardinal Martini accompagna dall'alto la Chiesa milanese e tutti gli abitanti di questa nostra grande arcidiocesi». «Abbiamo appreso la notizia mentre eravamo riuniti come Consiglio episcopale - spiega ancora il card. Scola -, e insieme, ci siamo raccolti in preghiera. Adesso, abbiamo invitato tutta la diocesi, le famiglie, le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti, ad intensificare la preghiera di gratitudine per la grande personalità del cardinal Martini e per il suo lungo ministero a Milano». Scola sottolinea come l'apertura di Martini alle istanze del mondo moderno sia stato «uno degli aspetti che hanno contraddistinto il suo ministero milanese e di cui tutti gli daranno atto; tutti i mondi, milanese e non solo, gliene daranno atto». In più, ne apprezza la volontà di dialogo anche con atei ed agnostici, «perchè - spiega il porporato - la proposta di Gesù Cristo è sempre, di nuovo, rivolta a tutti. Il cardinale ha ripreso una grande tradizione con una sua peculiare sensibilità».
Tettamanzi: «Era l'uomo della Parola» "Mi pare di rivederlo, il carissimo card. Martini, come al nostro ultimo incontro del 22 agosto a Gallarate, con un'indomita volontà di lottare per la vita, sino in fondo e insieme affidato con straordinaria serenità alla volontà del Signore". Il ricordo è del cardinale Dionigi Tettamanzi, che nel 2002 ha sostituito Carlo Maria Martini nella guida della Diocesi di Milano. "Sapendo della gravità della situazione - prosegue - ho ricevuto con particolare intensità spirituale la sua benedizione, impartita, come al solito, con grande calma e con gli occhi socchiusi. E come non ricordare la benedizione che Lui ha voluto da me, Lui che mi ha consacrato Vescovo e che è stato il predecessore sulla Cattedra di Ambrogio? Sì, l'uomo della Parola: studiata, insegnata, resa guida del cammino pastorale e strumento della vita spirituale; Parola offerta a tutti: ai credenti e a tutti gli uomini di buona volontà". Una parola, aggiunge Tettamanzi, "necessaria - preziosa poiché proveniente dall'Alto - per affrontare e sciogliere tutti i problemi del cuore umano e della società. E poi l'orizzonte europeo e mondiale della sua parola e del suo servizio con la libertà e la responsabilità di chi ama la Chiesa e la sua missione di salvezza, oggi in particolare. E quel Pastorale "pesante" di cui mi ha parlato il settembre 2002 che ha trovato il suo coronamento nel periodo della malattia e della sofferenza: un peso che diviene ora un'intercessione dal cielo per tutti noi, uomini bisognosi di credere in Cristo e - conclude - trovare in Lui pace, speranza, coraggio e gioia vera!".