martedì 30 luglio 2013
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L’incontro con la CeiChe cosa l’ha sopreso, rallegrato, ferito in questi primi quattro mesi? «Nessuna grossa sorpresa – assicura Francesco – a Buenos Aires sono stato felice come prete e come vescovo, pure a Roma, da Papa, sono felice: se il Signore ti mette lì, fare la sua volontà ti fa stare bene». Anzi «una sorpresa, forse, è stato – scherza – scoprire che ci sono anche tante persone buone in Vaticano. Ma buone buone buone». Soprattutto però, assicura, non sono mancate le cose belle: «Per esempio l’incontro con i vescovi italiani lo scorso 23 maggio fu tanto bello. È stato questo forse il momento migliore, insieme ad alcune udienze come quelle ai seminaristi o agli allievi dei gesuiti. Mentre il momento più doloroso è stato certo la visita a Lampedusa», simbolo di «dolore innocente». «Li lasciano alcune miglia prima e alla costa spesso debbono arrivarci da soli». Una visita «che mi ha fatto bene. Ho pensato con dolore a quelle persone morte in mare prima di sbarcare, che sono vittime di un sistema socio-economico mondiale». Momenti negativi? No: «In queste settimane – scherza – la cosa peggiore è stata una sciatica. Non l’auguro a nessuno».Donne e Chiesa«Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria». Per Francesco, «il ruolo delle donne è l’icona della Vergine, della Madonna», e «la Madonna è più importante degli Apostoli». Per questo, ribadendo che per «l’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e ha detto no. Giovanni Paolo II si è pronunciato con una formulazione definitiva», però «si deve andare più avanti, non si può capire una Chiesa senza le donne attive in essa... Nella Chiesa si deve pensare alla donna in questa prospettiva. Non abbiamo ancora fatto una teologia della donna. Bisogna farlo». Importantissima, per il Papa, è poi la pastorale matrimoniale, e «quando si riunirà il gruppo degli otto cardinali, nei primi tre giorni di ottobre, tratteremo come andare avanti... verso una pastorale matrimoniale più profonda». Ed è «nella totalità» di questa, ha aggiunto, che va guardata anche la questione dei divorziati risposati: «È un tema che torna sempre. Credo che questo sia il tempo della misericordia, questo cambio d’epoca in cui ci sono tanti problemi anche nella Chiesa, anche per le testimonianze non buone di alcuni preti. Il clericalismo ha lasciato tanti feriti e bisogna andare a curare questi feriti con la misericordia».I prossimi viaggiCagliari, il 22 settembre, e Assisi, il 4 ottobre, sono gli unici finora sicuri. Per il resto dei viaggi «per ora di definito non c’è niente. Spero di poter andare a trovare i miei parenti in Piemonte, mi piacerebbe andare con l’aereo, un giorno soltanto. Poi – ha aggiunto il Papa – il patriarca Bartolomeo mi ha invitato a Gerusalemme per i 50 anni dell’incontro trai Paolo VI e Atenagora che avvenne lì. C’è un invito del governo israeliano e dell’Autorità Palestinese. E niente America Latina per ora: un Papa latinoamericano che ha già fatto il primo viaggio in America Latina... Arrivederci! Adesso l’Argentina può aspettare. Invece si deve andare in Asia, dove Benedetto XVI non ha avuto il tempo di recarsi: ho inviti da Sri-Lanka e dalle Filippine. Vedremo... C’è anche un invito a Fatima. E il 30 novembre volevo andare a Costantinopoli, per la festa di sant’Andrea, ma non mi è possibile per motivi d’agenda». Sempre in tema di ecumenismo, sul suo essersi presentato come "vescovo di Roma", ha osservato che quello «è il primo titolo dal quale seguono gli altri. Non si deve andare più avanti di quel che si dice». Per cui pensare che «voglia dire essere "primo inter pares" nel Collegio episcopale non è conseguente, mentre favorisce un po’ l’ecumenismo».La riforma della Curia RomanaI cambiamenti nella Curia «sono stati chiesti dai cardinali prima del Conclave, e poi c’è ciò che viene dalla mia personalità». Per esempio, ha spiegato Francesco «non potrei vivere da solo nel palazzo. L’appartamento papale è grande ma non è lussuoso. Ma io non posso vivere da solo con un piccolo gruppetto di persone. Ho bisogno di vivere con gente, di trovare gente». Anche gli appartamenti dei cardinali però «sono austeri, quelli che conosco. Ognuno deve vivere come il Signore chiede di vivere. Ma un’austerità generale è necessaria per tutti quelli che lavorano al servizio della Chiesa». «Ci sono santi in Curia, vescovi, preti e laici, gente che lavora, tanti. Che vanno dai poveri di nascosto o che nel tempo libero vanno in qualche chiesa e esercitare il ministero. Poi c’è anche qualcuno che non è tanto santo e questi casi fanno rumore perché, come sapete, fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce».Gay, lobby e vicenda Ricca"Lobby gay" in Vaticano? «Se ne scrive tanto... Io finora non ho trovato in Vaticano chi ha scritto "gay" sulla carta d’identità». Bisogna distinguere, ha detto il Papa, «tra l’essere gay, avere questa tendenza, e fare lobby. Tutte le lobby, non sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicarlo? Il Catechismo insegna che non si devono discriminare, ma accogliere. Il problema non è avere questa tendenza, il problema è fare lobby e questo vale per tutte lobby, d’affari, politiche, massoniche». Quanto al caso di monsignor Ricca, al centro, dopo la nomina a Prelato dello Ior, di una campagna stampa per "condotta scandalosa", «secondo il Diritto canonico ho fatto un’investigazione previa. Non è stato trovato nulla di ciò di cui veniva accusato, niente! Tante volte nella Chiesa si vanno a cercare i peccati di gioventù e poi si pubblicano. Non stiamo parlando di delitti, come gli abusi sui minori che sono altra cosa, ma di peccati. Ma se una persona laica, o prete o suora ha commesso un peccato e poi si è convertita e si è confessata, il Signore perdona, dimentica. E noi non abbiamo il diritto di non dimenticare».Santi dopo PasquaAncora incerta la data della canonizzazione, ma è sicuro che «Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II saranno canonizzati insieme». Papa Francesco ha detto anche, in proposito, che quale sarà la data esatta lo si saprà solo il 30 settembre, ma difficilmente sarà come si pensava l’8 dicembre, perché «dobbiamo pensare ai poveri che non possono prendere l’aereo, dalla Polonia vengono in bus e a dicembre le strade sono ghiacciate... Quindi s’è pensato: o la festa di Cristo Re di quest’anno, ma è un po’ difficile perché è troppo presto, oppure la Domenica della Divina Misericordia del prossimo anno. Vedremo». Sulle figure dei suoi due predecessori, Francesco ha osservato che «Giovanni XXIII è un po’ la figura del prete di campagna, che ama ognuno dei suoi fedeli e questo l’ha fatto anche come vescovo e come nunzio: pensate ai tanti certificati di battesimo falsi che ha fatto per salvare gli ebrei quando era in Turchia». Mentre «Giovanni Paolo II è stato un grande missionario della Chiesa. Andava, sentiva questo fuoco, è stato un san Paolo. Per questo per me è grande. Canonizzarli insieme è un messaggio alla Chiesa: sono bravi, sono bravi...»."Nonno" Ratzinger«L’ultima volta che ci sono stati due o tre Papi insieme non si parlavano ma lottavano per vedere chi era il vero Papa. Io a Benedetto XVI voglio tanto bene». Così, con semplicità, Francesco parla del suo predecessore, definito «un uomo di Dio, un uomo umile, un uomo che prega. Sono stato tanto felice quando è stato eletto Papa, e poi abbiamo visto il suo gesto delle dimissioni... per me è un grande». Adesso «abita in Vaticano e c’è chi chiede: ma non ti ingombra? Non ti rema contro? No, per me è come avere il nonno saggio in casa. Quando in famiglia c’è il nonno, è venerato ed è ascoltato. Non si immischia. Per me è come avere il nonno a casa, è il mio papà. Se ho una difficoltà posso andare a parlargli, come ho fatto per quel problema grosso di Vatileaks... Ho visto che sul tavolino – racconta – c’era una cassa e una busta. Benedetto XVI mi ha detto che nella cassa c’erano tutte le testimonianze delle persone ascoltate dalla commissione dei tre cardinali sul caso Vatileaks, mentre nella busta c’erano le conclusioni, il riassunto finale. Sapeva tutto a memoria. È un problema grosso, ma non mi sono spaventato!». E quando, il 28 febbraio, s’è accomiatato dai cardinali «ha detto: tra di voi c’è il nuovo Papa al quale io prometto fin d’ora la mia obbedienza. È un grande!».Lo Ior di domaniSi sta lavorando, e «io non so come finirà lo Ior, lo vedremo». Circa il futuro dell’Istituto delle Opere di religioe, il Papa ha affermato che «alcuni dicono che forse è meglio che sia una banca, altri che sia un fondo di aiuto, altri dicono di chiuderlo, si sentono queste voci. Io mi fido delle persone che stanno lavorando su questo, della commissione. Non so dire come finirà questa storia», ma qualunque sia il futuro «le caratteristiche devono essere trasparenza e onestà. Deve essere così». Francesco ha poi parlato anche del caso di monsignor Nunzio Scarano, l’ex contabile dell’Apsa arrestato su ordine della Procura di Roma: «A me provoca dolore quando accadono queste cose. Abbiamo questo monsignore che è in galera. Non è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda! Credo che la Curia è un po’ calata rispetto al livello che aveva un tempo, quando c’erano alcuni vecchi curiali fedeli che facevano il loro lavoro. Abbiamo bisogno del profilo dei vecchi curiali. Se c’è resistenza, ancora non l’ho vista. È vero che non ho fatto tante cose, ma ho trovato aiuto, gente leale. A me piace la gente che mi dice: "Io non sono d’accordo". Questi sono i collaboratori leali».
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