Nessuna attesa per Hélder Câmara.
La Santa Sede ha già ratificato il via libera all’introduzione della causa di canonizzazione del brasiliano “vescovo delle favelas”. La concessione del Nihil obstat è
stata già firmata il 25 febbraio scorso. In questi ultimi giorni era stata ripresa dalle agenzie di stampa una lettera del cardinale Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, anteriore alla firma dell’avvenuta concessione, nella quale il cardinale assicurava all’attuale arcivescovo di Olinda-Recife, Fernando Saburido, di aver ricevuto presso il dicastero romano la richiesta d’introduzione della causa inoltrata dalla diocesi del Nord-Est brasiliano dove nel 1999 morì dom Hélder Câmara. La richiesta d’introdurre la causa di canonizzazione era maturata nel maggio scorso con l’appoggio dell’intero episcopato brasiliano. Ma una prima volontà era stata espressa fin dal 2008, con un documento elaborato nel corso dell’incontro nazionale dei vescovi del Brasile. Nella richiesta avanzata dalla diocesi si ricordava ampiamente «il lavoro pastorale dell’amato “vescovo dei poveri” dom Hélder Câmara», della
sua instancabile attività in favore della dignità umana, della giustizia sociale, della pace, del riscatto dei poveri e diritti degli emarginati «nelle leghe comunitarie contro la fame e la miseria» che gli costò l’ostracismo del governanti e l’appellativo di “obispo vermelho”, vescovo rosso.
Dom Helder Camara aveva partecipato attivamente al Concilio Vaticano II offrendo notevoli contributi assieme ad altri vescovi provenienti dai Paesi del Sud del mondo. Fu lui a fondare, nel 1950, la
Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) con l’approvazione di Giovanni Battista Montini, ne fu anche il primo segretario generale, e in questa veste collaborò alla nascita del
CELAM, a Rio de Janeiro, nel luglio del 1955.
Nel 1964 - anno del golpe che instaura il regime militare in Brasile - Câmara era stato nominato da Paolo VI
arcivescovo di Recife, capitale del Pernambuco, nel Nord-Est, la regione più povera del Paese, detta il “quadrilatero della fame”. Il giorno dell’ingresso ufficiale, l’arcivescovo non volle essere accolto dentro la cattedrale, ma sulla piazza, in mezzo alla gente. Negli anni successivi l’impegno di dom Hélder a servizio dei più deboli continuerà senza sosta, con prese di posizione scomode e coraggiose che lo renderanno famoso in tutto il mondo. «Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi dicono bravo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista e sovversivo», aveva più volte ripetuto. Moriva il 28 agosto del 1999 a novant’anni. È stato per tutta la vita
il fratello dei poveri, espressione della tenerezza di Dio, profeta di una Chiesa povera per i poveri. In una delle sue più note lettere aveva scritto: «Non basta che i poveri ti conoscano e ti chiamino per nome: è importante che tu li conosca e ne sappia la storia e ne sappia il nome».
Adesso dunque per dom Helder si apre formalmente la fase diocesana del processo con la nomina da parte del vescovo Saburido del tribunale ecclesiastico, che dovrà a sua volta istituire una commissione storica per procedere alla raccolta e all’analisi degli scritti di Hélder Câmara. La gran parte delle carte del “vescovo dei poveri” è reperibile nel Centro di documentazione che porta il suo nome, creato quando era egli ancora vivente sulla soglia dei novant’anni. Il Centro, con sede a Recife, riunisce una raccolta di 7.547 meditazioni, preghiere e poesie, 22 libri pubblicati in 15 lingue e centinaia di lettere scritte durante i suoi sessantasette anni di sacerdozio.