Si parla anche di accoglienza delle persone omosessuali alla terza Congregazione generale, quella di ieri mattina. Intervengono vari padri sinodali. Poi la parola passa a un vescovo africano che argomenta: «Quando vado in carcere, incontro e abbraccio molte persone, ma non per questo approvo quello che hanno fatto». Lo stesso atteggiamento, sostiene, si può legittimamente adottare nei confronti delle persone omosessuali. Si accolgono le persone, nel pieno rispetto della loro dignità, ma non per questo si dev’essere d’accordo sulle loro scelte sessuali. «E dico questo senza paura di essere accusato di omofobia». E qui parte una similitudine curiosa: «Se non mi piace qualche cibo, forse rischio di finire sotto processo per cibofobia? Non lo so, in ogni caso mangio lo stesso». Ilarità generale. Anche il Papa, che segue con attenzione tutti gli interventi, non riesce a trattenere un sorriso. E sarà l’unico della mattinata. Ma bisogna capirlo. Non tutti i vescovi hanno la simpatica capacità di sintesi del presule africano. E non tutti gli interventi si mantengono sul piano della leggerezza. Alcuni, per condannare le nuove tendenze culturali, evocano apertamente il demonio. Altri invece – soprattutto i vescovi di Francia, Belgio e Germania – si sforzano di cogliere anche in un contesto sempre più scristianizzato, qualche seme di bene. La loro riflessione segue una traccia comune. Anche se la proposta cristiana del matrimonio è in caduta libera – purtroppo non solo nel Nord Europa – il fatto che ci siano giovani disposti comunque ad impegnarsi in una relazione seria, il fatto che ci si apra alla vita e ci si impegni ad educare i figli, dimostra che esiste un punto importante da cui ripartire. Da qui la necessità di valorizzare questi aspetti, perché solo nella vicinanza umana e nella partecipazione sorridente c’è la possibilità di trasmettere valori importanti, anche in contesti culturali ostili. Posizioni da prima linea dell’annuncio, non semplici da armonizzare con chi parte da posizioni di rigorosa adesione alla dottrina. Ma siamo soltanto al secondo giorno. Il dialogo non si ferma.